Vincenzo Trama – Intervista a Nicola Nucci
Si può fare un’ intervista ad un autore inedito il cui romanzo d’ esordio non è ancora uscito per nessuno?
Sì, se si tratta di uno dei sette finalisti del Premio Calvino, uno dei pochi premi letterari che ha mantenuto inalterate nel tempo credibilità e spessore. Selezionato fra 720 manoscritti, Trovami un modo semplice per uscirne è il romanzo di Nicola Nucci, classe 1987, che invitiamo a un colloquio sulle pagine del Foglio Letterario perché:
- ci piacciono le idee coraggiose e il romanzo di Nicola ne è zuppo fino al midollo, senza se e senza ma.
- amiamo scommettere sui romanzieri del futuro e Nicola lo è, pure qui senza se e senza ma.
Inoltre conosciamo Nicola come lettore appassionato e curioso, attento alle voci indipendenti e non per forza legate alle logiche del libro = prodotto da supermercato.
Confidiamo che il suo libro, successo di vendite o meno, abbia presto o tardi il riconoscimento che merita: quando lo avrete tra le mani – e succederà in fretta, statene certi – ricordatevi delle nostre parole.
- Nicola, andiamo subito al sodo: di che parla il libro? Introducilo con parole tue.
Parla di due ragazzi. Due ventenni che sognano un futuro talmente diverso dal presente che si ritrovano a vivere da buttare giù una specie di rivoluzione. Il punto è che le rivoluzioni al giorno d’oggi sono state del tutto bell’e pilotate. E allora ci provano con una specie di rivolta moderna. Beh credo che il mio non-romanzo parli pressappoco di questo. Ma può anche darsi che mi sbagli eh.
- Hai inviato il testo al Premio Calvino con quale aspettativa? Cosa credi abbia premiato la tua idea, fino al punto di spingerti alla finale?
Si tratta di una specie di novità. Un dialogo che parte e finisce senza nemmeno un colpo di tosse o la possibilità per il lettore di riprendere fiato. È stata una scommessa. Mi sono preso un bel rischio. Era tutto calcolato. Il mio obbiettivo era andare in finale. E’ andata bene dai.
- Cosa pensi che invece non sia andato per il vero giusto in finale?
Trattandosi di roba assai sperimentale avevo messo in preventivo anche di perdere. Quindi nulla è andato per il verso sbagliato. Quello che mi interessava maggiormente era portare me stesso e il mio messaggio su un palco così prestigioso. Direi che ci sono riuscito.
- Trovami un modo semplice per uscirne ha uno stile e un linguaggio unico, un all in alle proposte editoriali tradizionali. Lo hai da sempre pensato così, con il dialogo costante tra i due personaggi, in una sorta di flipper emotivo, oppure hai maturato nel tempo una struttura così “teatrale” e poco narrativa?
“Trovami un modo semplice per uscirne” partiva per essere un testo teatrale. Solo in un secondo tempo mi sono accorto di come fosse musicale. Quindi mi sono subito messo a lavoro sulla fluidità e tutto il resto sino a che il romanzo non mi è letteralmente scoppiato tra le dita e i personaggi si sono ribellati al loro essere stereotipati. Non c’è stato più verso: da lì in poi il libro si è scritto da solo. È stato divertente. Molto divertente.
- La scheda elaborata dalla commissione del Calvino parla del tuo romanzo come una sorta di riproposizione in chiave moderna di Aspettando Godot . Qui ciò che non arriva mai però è la rivoluzione, svuotata del suo significato più profondo. È un modo corretto di intendere il tuo testo?
La scheda elaborata dal Premio Italo Calvino, almeno quella che possiedo io, mi ha proprio soddisfatto. Il romanzo non-romanzo è arrivato al Circolo dei Lettori senza filtri né maschere ed è stato capito. Questa è stata senza dubbio la soddisfazione più grande per un aspirante scrittore.
- Il titolo del tuo libro riprende quello di uno dei brani della band italiana Verdena. Perché questa scelta? È un semplice omaggio o c’è un motivo più complesso?
Ok, i Verdena sono una bomba. Pezzi come “Valvonauta” non li fai per sbaglio. Ma chiaramente c’è dell’altro. Il titolo richiama alla situazione dei giovani d’oggi. Quella voglia di scappare via da luoghi o situazioni convenzionali, di “USCIRNE” appunto. Pensa che nella prima stesura il titolo era “Un barbagianni accampato per aria si interroga sulla possibilità di una rivoluzione imminente”.
- Il romanzo sembra essere quasi il canto del cigno di un’ età, quello della giovinezza, in cui tutto appare possibile, e forse lo è. In tal senso avanza fra le parole dei due protagonisti una disillusione marcata, resa ancora più amara se pensiamo che è figlia di una superficialità tutta contemporanea. È davvero tutto così cupo, a un certo punto?
Forse sì. Come detto in precedenza ho lasciato carta bianca ai personaggi e questo è successo. Tutta colpa loro. Dovevo mettere dei paletti. Mannaggia a me. Però poi tutto quell’essere rivoluzionari avrebbe imposto loro di superarli, quei paletti. Quindi non sarebbe cambiato poi molto.
- Ci sono libri o autori particolari che ti hanno ispirato nella stesura del romanzo?
Non credo esistano robe simili. Ho letto un sacco di roba ultimamente. Poi però l’ispirazione è venuta dal vissuto reale. Succede sempre così. Almeno per me avviene tipo una cosa del genere. Non so come lavorino gli altri ma per me tutto nasce dall’asfalto.
- Che futuro c’è per Trovami un modo semplice per uscirne? È al vaglio di quali casi editrici?
Sta incuriosendo un sacco. È un buon segno. Si sono fatti avanti alcuni editori, dire quali ha davvero poco senso. Posso solo assicurare che vedrò di trovare a “Trovami un modo semplice per uscirne” la miglior collocazione possibile senza snaturarne la forza narrativa.
- Come ben sai la realtà del Foglio Letterario è da sempre attenta ai giovani e agli esordienti. Tu che consiglio daresti a chi vuole cercare di farsi largo tra le maglie dell’ editoria di oggi?
Di drogarsi tanto. Anzi tantissimo. Tipo strafatti. O roba del genere. Drogati… Drogati sì ma di ottima musica, di buone letture. Roba come “perché non ti fai di Kafka?” Ma va bene anche di peggio. Finiti i soldi? Dividete le dosi, no? Tutti con la stessa siringa! E poi ecco: drogati persi andiamo a fare la rivoluzione. Ok?
- Come mai la scelta di partecipare al Calvino? Ritieni che per un esordiente sia una strada giusta da percorrere?
Il Calvino è un concorso come si deve. Ce ne sono altri. Non molti altri. Quindi è una strada percorribile. Tentar non nuoce, è così che si dice?
- Che progetti hai in cantiere per il prossimo futuro?
Un sacco di progetti sgangherati. Il primo: quello di fare la Rivoluzione, con le parole. Non so se mi sono spiegato.
Nicola, grazie ancora per la disponibilità e un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro!
Vincenzo Trama
Commenti recenti