Sabrina Crivelli – La casa stregata
Le antiche radici dei fantasmi domestici
Topos di larghissima diffusione nel cinema e non solo, la casa stregata è nel corso degli anni comparsa in una filmografia assai nutrita, che ancora oggi dà i suoi frutti. Molti sono difatti i titoli, mainstream o meno, incentrati su fosche presenze che terrorizzano gli sventurati inquilini di una magione infestata, alcuni dei quali basati su fatti realmente accaduti, altri su fonti letterarie. Tuttavia, prima ancora della sua comparsa sul grande schermo, la haunted house aveva già una lunga e variegata storia, le cui radici affondano in un passato assai più lontano. L’idea che spiriti dei defunti e presenze ultraterrene abitino le mura domestiche è difatti tutt’altro che recente e non sempre ha avuto il medesimo significato. Sin dall’antichità, invero, esistono storie incentrate su apparizioni di entità incorporee o su eventi prodigiosi assai affini: la parola stessa “fantasma” deriva dal greco phantasma (φάντασμα), che tuttavia in origine aveva la più generale accezione di manifestazione sovrannaturale, che successivamente ha acquisito il significato più limitato a noi noto di materializzazione di un’anima trapassata. Allo stesso modo anche nella latinità esisteva un vocabolo specifico per gli spettri, ovvero larua, riferibili al bacino folclorico e di norma caratterizzati da elementi macabri, essendo rappresentati a volte avvolti in un sudario, altre senza testa, altre ancora contornati da una sinistra luminescenza, mentre emettevano cigolii metallici come di catene. I caratteri che contraddistinguevano gli spiriti nella classicità non erano dunque così distanti da quelli che ancora oggi li definiscono, se non altro per la loro natura oscura e spaventosa. Vi è però, almeno nella categoria delle presenze domestiche, una notevole eccezione: i Lari e i Penati. Entità sopraterrene discendenti dalla cultura etrusca, i primi erano antenati protettori della casa e le loro immagini erano poste nel vestibolo in un tabernacolo, mentre i secondi erano custodi del nucleo famigliare e riprodotti in statue di terracotta che venivano tramandate di generazione in generazione. Infine i Mani erano defunti la cui natura era dubbia (cfr. Agostino di Ippona, La città di Dio IX,1).
Tornando invece alla casa stregata, esisteva nella letteratura fin dall’Antica Roma, anzitutto nella commedia di Plauto La Mostellaria (la Commedia del Fantasma), in cui tuttavia il fantasma era solo un inganno, un’invenzione dell’astuto schiavo Tranione per aiutare il giovane padrone Filolachete a scusare la vendita della proprietà e la dissipazione del patrimonio con il severo genitore Teopropide. Un vero e proprio racconto del terrore è al contrario costituito da Erat Athenis di Plinio il Giovane, in cui è descritta l’apparizione di uno spettro che anticipa i canoni poi diffusi dalla più tarda tradizione gotica: si narra infatti di un filosofo, Atenodoro, il quale acquistò una villa maledetta, in cui nel mezzo della notte s’udiva l’inquietante stridio di catene. Il savio, mentre vi stava trascorrendo da solo la notte, s’imbatté in una terrificante figura, i cui resti erano nascosti in giardino e gli diede una degna sepoltura; quindi l’ombra non comparve più. Per concludere la breve panoramica, impossibile è tralasciare il celebre passo Eucrate, l’apprendista stregone nella raccolta Gli amanti della menzogna (Philopseudes sive Incredulus / Φιλοψευδεῖς ἢ Ἀπιστῶν) di Luciano di Samosata, le cui origini affondano addirittura nell’Antico Egitto. Protagonisti sono Pancrate e il suo allievo Arignoto, il quale ricorreva senza permesso a un incantesimo del maestro che dava vita a una scopa e a un pestello da mortaio, i quali, uno umanizzato l’altro tramutato in un anfora per trasportare l’acqua, eseguivano gli ordini impartitigli. Il rito però funzionava solo per metà, gli oggetti incantati non cessavano di operare a comando e la casa veniva allagata. Palese è il debito dell’episodio del disneyano Fantasia con protagonista Topolino nei panni dell’apprendista stregone di Paul Dukas, che è basato sull’omonima ballata del 1797 scritta da Johann Wolfgang Goethe che a sua volta aveva fondamenta classiche.
Non solo il teatro e le fonti classiche si sono soffermate sul paranormale, un illustre spettro è al centro di una delle tragedie più note del teatro shakespeariano, Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, 1600-1602). Un fantasma, difatti, che compare nottetempo e le cui fattezze sono assai simili a quelle del re recentemente scomparso, è l’elemento chiave nello sviluppo del testo drammatico. L’originale è poi ripreso in un’infinità di adattamenti per il grande schermo sin dalle periodo del muto. Uno dei primissimi risale addirittura al 1900, quando il francese Clément Maurice diresse Le duel d’Hamlet con protagonista la diva Sarah Bernhardt nei panni del protagonista; seguono poi solo numerose versioni, tra cui quella perduta di Georges Méliès del 1907, due italiane dirette rispettivamente da Mario Caserini nel 1908 e da Eleuterio Rodolfi nel 1913, una britannica sempre del 1913 di Hay Plumb, una danese prodotta in Germania nel 1921 di Svend Gade e Heinz Schall, una diretta e con protagonista Laurence Olivier del 1948, una sovietica basata su una traduzione pasternakiana e diretta da Grigori Kozintsev, o quella forse più conosciuta dal grande pubblico, ossia Hamlet del 1996 diretto e incarnato da Kenneth Branag.
La casa stregata tra Ottocento e Novecento: spiritismo, letteratura e cinema
Se dunque nell’antichità e nel seicento era già presente il topos, in tale frangente non si poteva parlare esattamente di genere horror o di casa stregata, seppure fossero condivisi non pochi elementi. La haunted house moderna ha invero radici ben più recenti, nello spiritismo di matrice romantica italiana e francese del XIX secolo, nato in contrapposizione al razionalismo illuminista settecentesco. Tale dottrina, codificata nel 1857 dal francese Allan Kardec, si soffermava sull’esame di una serie di fenomeni inspiegabili e riferibili a entità incorporee, con cui era possibile dialogare attraverso un medium durante una seduta spiritica. Alcuni dei più celebri autori più eminenti di romanzi del terrore e fantastici si sono cimentati sulla ghost story, proprio partendo da tali presupposti. Al periodo a cavallo dei due secoli risale tra l’altro uno degli oggetti più ricorrenti nei film di fantasmi e possessioni demoniache, la tavoletta Ouija, che venne brevettata nel 1890 proprio per la comunicazione medianica dai due uomini d’affari, Elijah J. Bond e Charles Kennar per poi essere venduta a William Fuld che iniziò a produrla a livello seriale dal 1901 ed essere infine acquistata dalla Hasbro. Percepita dunque alla stregua di un gioco, nel cinema sovente è il tramite per nefaste entità; per la prima volta apparsa nel 1920 in un corto d’animazione con Koko il Clown, Out Of The Inkwell – The Ouija Board, di Max Fleischer, è divenuta successivamente strumento elettivo per dialogare con manifestazioni spesso tutt’altro che benevole, come accedde in La casa sulla scogliera (The Uninvited), I 13 fantasmi (13 Ghosts, 1960) o nell’antologico Racconti dalla tomba (Tales from the Crypt, 1972). Sovente in combinazione con la casa stregata, è diventata poi nell’immaginario collettivo il mezzo per eccellenza verso il demoniaco grazie al friedkiniano L’esorcista (The Exorcist, 1973), a cui seguono un’infinità di altri esempi, tra cui perfino un franchise che da essa prende il titolo.
Tornando invece al rapporto tra spiritismo e letteratura otto-novecentesca, diversi sono i pionieri della parapsicologia, tra cui Leon Denis, Ernesto Bozzano e, forse esponente più celebre, lo scrittore Sir Arthur Conan Doyle, che con Edgar Allan Poe è ritenuto fondatore del giallo e del fantastico. Lo scrittore scozzese più volte collocò i suoi racconti in luoghi infestati, come in Il mistero di Sasassa Valley (The mystery of Sasassa Valley, 1879), Cercasi un fantasma (Selecting a ghost, 1883) e molti altri. All’interno del suo corpus furono delineati anche alcuni dei tratti poi divenuti distintivi, quali l’aspetto fosco e fatiscente delle magioni, gli scricchiolii e i rumori sinistri, nonché le apparizioni spettrali, luminescenti e inspiegabili. Infine, alcuni episodi della serie TV dedicata al suo più illustre personaggio, The Adventures of Sherlock Holmes (1954-1955), erano ambientati in proprietà stregate, come The Case of the Belligerent Ghost (episodio 5) e The Case of the Haunted Gainsborough (episodio 35). Poe, dalla sua, era ossessionato da fantasmi e defunti che in svariati cupi modi si manifestavano ai viventi, ne parlano molti dei suoi racconti, poi spunto per innumerevoli adattamenti cinematografici. Emblematico è La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), in cui lo spirito inquieto di una donna da poco trapassata si materializza nelle ore notturne, terrorizzando colui che narra in prima persona. Molti sono i film tratti dal soggetto poeiano, tra cui quello omonimo del 1928 di Jean Epstein dall’estetica macabra e dalle atmosfere simboliste, I vivi e i morti (House of Usher, 1960) di Roger Corman e El hundimiento de la casa Usher (1982) di Jess Franco.
Un castello infestato è al centro di un altro preclaro racconto gotico, Il fantasma di Canterville (The Canterville Ghost, 1887) di Oscar Wilde, che aveva però una declinazione umoristica e che vedeva uno scorbutico spettro aristocratico, Sir Simon, infestare la sua antica magione, acquistata dall’americano Hiram Otis. Anch’esso è origine di una nutrita filmografia, a partire dalla versione di Jules Dassin del 1944 fino a quella franco-belga del 2016 di Yann Samuell; esiste perfino un corto d’animazione sovietico del 1972, Kentervilskoe prividenie di Valentina e Zinaida Brumberg. Fonte per svariate pellicole, furono poi gli scritti dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu legati al folklore e alle leggende della sua terra natia. Molte delle sue storie di vampiri furono poi adattate, mentre per ciò che concerne le magioni stregate le uniche memorabili sono lo svedese e rarissimo The Sleep of Death, diretto nel 1980 da Calvin Floyd e tratto da The Room in the Dragon Volant (in cui però la fantasmatica presenza cela tutt’altro), e Mystery House (The Wyvern Mystery, 2000) di Alex Pillai. Similmente, Henry James fu fondamentale proficua fonte per la produzione filmica e caposaldo nella definizione dell’estetica della casa infestata. Il suo Il giro di Vite (The Turn of the Screw, 1898), in cui era narrata la vicenda di una giovane istitutrice alle prese con un misterioso omicidio e una lussuosa dimora con un terribile segreto, è stato spunto per una nutrita filmografia. Tra i titoli annessi si enumerano Suspense (The Innocents, 1961) di Jack Clayton, Improvvisamente, un uomo nella notte (The Nightcomers, 1972) di Michael Winner, che ne esplora gli antefatti in una sorta di prequel, nonché The Others (2001) di Alejandro Amenábar, che non è un adattamento diretto, ma ne riprende ampiamente le tematiche centrali. Seppur le sue case stregate hanno avuto meno seguito tra gli sceneggiatori, necessario è citare anche i due racconti di H. P. Lovecraft La Casa Stregata (The Shunned House, 1937), ispirato a una villa realmente esistita e che si trovava a Providence, Rhode Island, e I ratti nei muri (The Rats in the Walls); dal primo dei suddetti è stato adattato La casa sfuggita del 2003 di Ivan Zuccon. Impossibile è infine chiudere il breve excursus letterario senza menzionare uno dei romanzi horro più significativi di sempre, Shining (The Shining) di Stephen King. Gli inquietanti corridoi e le stanze popolate di spettri dell’Overlook Hotel sono rimaste indelebilmente impresse nell’immaginario collettivo soprattutto grazie all’omonimo capolavoro di Stanley Kubrick, che vedeva protagonista Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance, guardiano per la stagione invernale di un albergo abitato da una pletora di malvage presenze. Lui stesso impazziva e cercava di sterminare l’intera famiglia.
Le abitazioni infestate tra realtà e invenzione: i casi dei coniugi Warren
Oltre alla matrice libresca, c’è un’altra fonte assai ricca di suggestioni connesse alle haunted house da cui il cinema ha copiosamente attinto: la realtà. Invero, già la letteratura horror era connessa a dicerie e credenze su magioni maledette, fondate su testimonianze più o meno plausibili e legate a basi concrete. Non tutte le ghost story erano certo frutto di un’esperienza diretta, ma almeno alla lontana alla base di quei racconti d’invenzione c’era un fondamento reale. Allo stesso modo, non tutti i film sono legati a episodi davvero accaduti, ma le esplorazioni sul campo di due demonologi ha costituito un bacino inesauribile per l’horror: si tratta di Ed e Lorraine Warren. Tra i numerosi casi di infestazione e possessione demoniaca esaminati dalla coppia, uno dei più celebri è forse quello legato agli inspiegabili fenomeni paranormali occorsi al 112 Ocean Avenue di Amityville, Long Island e al centro del libro di Jay Anson del 1977 Orrore ad Amityville (The Amityville Horror). Protagonisti sono gli sventurati George e Kathy Lutz, i quali insieme ai tre figli di lei traslocarono nell’infausta proprietà dove l’anno prima Ronald DeFeo JR.. aveva sterminato la famiglia. I suoi nuovi inquilini fuggono dopo appena 28 giorni, affermando di aver assistito a una serie di agghiaccianti manifestazioni demoniache. Molti furono poi i demonologi che studiarono la vicenda nel dettaglio e che si recarono tra quelle mura infestate; ad essere precisi, ci furono anche parecchi scettici, tra cui Stephen Kaplan, che scrisse addirittura un volume, The Amityville Horror Conspiracy (1995), per smentire quanto riportato da Anson. Vera o meno, la storia di Amityville fornì il materiale perfetto per una lunghissima serie di horror, ben 18, dall’omonimo capostipite di Stuart Rosenberg uscto a un paio d’anno dalla pubblicazione del libro fino al più recente Amityville – Il risveglio (Amityville: The Awakening) del 2017.
Non solo, le investigazioni dei Warren sono al centro di molti altri film. Il recente The Conjuring – Il caso Enfield (The Conjuring 2) di James Wan è ispirato al Poltergeist di Enfield (1977 – 1978), una cittadina nei pressi di Londra in cui si trasferirono Peggy Hodgson e i suoi quattro figli. L’undicenne Janet, poco dopo l’arrivo nella nuova casa, iniziò a udire strani rumori, colpi sul muro e a sentir tremare il proprio letto. Man mano le manifestazioni si fecero sempre più violente, delle forze invisibili strattonavano la piccola e spostavano oggetti e mobilio da una parte all’altra della stanza. Infine la ragazzina iniziò ad emettere strani e ferini versi gutturali, a palesare capacità di chiaroveggenza e ad affermare di essere posseduta da un fantasma di nome Bill. A distanza di due anni, tutto cessò spontaneamente. Anche in questo frangente, come per Amityville, non tutti furono persuasi dalla veridicità dell’episodio; nella fattispecie, i parapsicologi John Beloff e Anita Gregory erano particolarmente diffidenti e persuasi che Janet avesse finto tutto. Anche il capitolo precedente del franchise del medesimo regista, L’evocazione – The Conjuring (The Conjuring, 2013), era basato sul lavoro dei Warren con la Famiglia Perron, la cui abitazione era invasa da demoni evocati da una strega che vi aveva risieduto in passato. Tra gli altri film tratti da un loro caso ci sono inoltre Ostaggio per il demonio (The Demon Murder Case) su Arne Johnson, che nel 1981 uccise il padrone di casa Alan Bono perché sarebbe stato posseduto (fu la prima volta nella storia giudiziaria americana di difesa basata sul soprannaturale) e Annabelle (film del 2014 a cui segue nel 2017 Annabelle 2: Creation), su una bambola indemoniata appartenente a una studentessa di infermeristica, in cui si era insediata la defunta Annabelle Higgins. Chiudono la lista La casa delle anime perdute (The Haunted, 1991) di Robert Mandel, sugli eventi occorsi alla Famiglia Smurl e basato sul libro The Haunted: L’incubo di una famiglia, e Il messaggero – The Haunting in Connecticut (The Haunting in Connecticut) di Peter Cornwell.
Scaturita quindi dalla realtà o dalle pagine di un libro, l’immagine della casa stregata non smette di spaventare o emozionare il suo vasto pubblico dal grande e piccolo schermo, rimanendo uno dei luoghi per eccellenza nell’immaginario horror.
Le antiche radici dei fantasmi domestici
Topos di larghissima diffusione nel cinema e non solo, la casa stregata è nel corso degli anni comparsa in una filmografia assai nutrita, che ancora oggi dà i suoi frutti. Molti sono difatti i titoli, mainstream o meno, incentrati su fosche presenze che terrorizzano gli sventurati inquilini di una magione infestata, alcuni dei quali basati su fatti realmente accaduti, altri su fonti letterarie. Tuttavia, prima ancora della sua comparsa sul grande schermo, la haunted house aveva già una lunga e variegata storia, le cui radici affondano in un passato assai più lontano. L’idea che spiriti dei defunti e presenze ultraterrene abitino le mura domestiche è difatti tutt’altro che recente e non sempre ha avuto il medesimo significato. Sin dall’antichità, invero, esistono storie incentrate su apparizioni di entità incorporee o su eventi prodigiosi assai affini: la parola stessa “fantasma” deriva dal greco phantasma (φάντασμα), che tuttavia in origine aveva la più generale accezione di manifestazione sovrannaturale, che successivamente ha acquisito il significato più limitato a noi noto di materializzazione di un’anima trapassata. Allo stesso modo anche nella latinità esisteva un vocabolo specifico per gli spettri, ovvero larua, riferibili al bacino folclorico e di norma caratterizzati da elementi macabri, essendo rappresentati a volte avvolti in un sudario, altre senza testa, altre ancora contornati da una sinistra luminescenza, mentre emettevano cigolii metallici come di catene. I caratteri che contraddistinguevano gli spiriti nella classicità non erano dunque così distanti da quelli che ancora oggi li definiscono, se non altro per la loro natura oscura e spaventosa. Vi è però, almeno nella categoria delle presenze domestiche, una notevole eccezione: i Lari e i Penati. Entità sopraterrene discendenti dalla cultura etrusca, i primi erano antenati protettori della casa e le loro immagini erano poste nel vestibolo in un tabernacolo, mentre i secondi erano custodi del nucleo famigliare e riprodotti in statue di terracotta che venivano tramandate di generazione in generazione. Infine i Mani erano defunti la cui natura era dubbia (cfr. Agostino di Ippona, La città di Dio IX,1).
Tornando invece alla casa stregata, esisteva nella letteratura fin dall’Antica Roma, anzitutto nella commedia di Plauto La Mostellaria (la Commedia del Fantasma), in cui tuttavia il fantasma era solo un inganno, un’invenzione dell’astuto schiavo Tranione per aiutare il giovane padrone Filolachete a scusare la vendita della proprietà e la dissipazione del patrimonio con il severo genitore Teopropide. Un vero e proprio racconto del terrore è al contrario costituito da Erat Athenis di Plinio il Giovane, in cui è descritta l’apparizione di uno spettro che anticipa i canoni poi diffusi dalla più tarda tradizione gotica: si narra infatti di un filosofo, Atenodoro, il quale acquistò una villa maledetta, in cui nel mezzo della notte s’udiva l’inquietante stridio di catene. Il savio, mentre vi stava trascorrendo da solo la notte, s’imbatté in una terrificante figura, i cui resti erano nascosti in giardino e gli diede una degna sepoltura; quindi l’ombra non comparve più. Per concludere la breve panoramica, impossibile è tralasciare il celebre passo Eucrate, l’apprendista stregone nella raccolta Gli amanti della menzogna (Philopseudes sive Incredulus / Φιλοψευδεῖς ἢ Ἀπιστῶν) di Luciano di Samosata, le cui origini affondano addirittura nell’Antico Egitto. Protagonisti sono Pancrate e il suo allievo Arignoto, il quale ricorreva senza permesso a un incantesimo del maestro che dava vita a una scopa e a un pestello da mortaio, i quali, uno umanizzato l’altro tramutato in un anfora per trasportare l’acqua, eseguivano gli ordini impartitigli. Il rito però funzionava solo per metà, gli oggetti incantati non cessavano di operare a comando e la casa veniva allagata. Palese è il debito dell’episodio del disneyano Fantasia con protagonista Topolino nei panni dell’apprendista stregone di Paul Dukas, che è basato sull’omonima ballata del 1797 scritta da Johann Wolfgang Goethe che a sua volta aveva fondamenta classiche.
Non solo il teatro e le fonti classiche si sono soffermate sul paranormale, un illustre spettro è al centro di una delle tragedie più note del teatro shakespeariano, Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, 1600-1602). Un fantasma, difatti, che compare nottetempo e le cui fattezze sono assai simili a quelle del re recentemente scomparso, è l’elemento chiave nello sviluppo del testo drammatico. L’originale è poi ripreso in un’infinità di adattamenti per il grande schermo sin dalle periodo del muto. Uno dei primissimi risale addirittura al 1900, quando il francese Clément Maurice diresse Le duel d’Hamlet con protagonista la diva Sarah Bernhardt nei panni del protagonista; seguono poi solo numerose versioni, tra cui quella perduta di Georges Méliès del 1907, due italiane dirette rispettivamente da Mario Caserini nel 1908 e da Eleuterio Rodolfi nel 1913, una britannica sempre del 1913 di Hay Plumb, una danese prodotta in Germania nel 1921 di Svend Gade e Heinz Schall, una diretta e con protagonista Laurence Olivier del 1948, una sovietica basata su una traduzione pasternakiana e diretta da Grigori Kozintsev, o quella forse più conosciuta dal grande pubblico, ossia Hamlet del 1996 diretto e incarnato da Kenneth Branag.
La casa stregata tra Ottocento e Novecento: spiritismo, letteratura e cinema
Se dunque nell’antichità e nel seicento era già presente il topos, in tale frangente non si poteva parlare esattamente di genere horror o di casa stregata, seppure fossero condivisi non pochi elementi. La haunted house moderna ha invero radici ben più recenti, nello spiritismo di matrice romantica italiana e francese del XIX secolo, nato in contrapposizione al razionalismo illuminista settecentesco. Tale dottrina, codificata nel 1857 dal francese Allan Kardec, si soffermava sull’esame di una serie di fenomeni inspiegabili e riferibili a entità incorporee, con cui era possibile dialogare attraverso un medium durante una seduta spiritica. Alcuni dei più celebri autori più eminenti di romanzi del terrore e fantastici si sono cimentati sulla ghost story, proprio partendo da tali presupposti. Al periodo a cavallo dei due secoli risale tra l’altro uno degli oggetti più ricorrenti nei film di fantasmi e possessioni demoniache, la tavoletta Ouija, che venne brevettata nel 1890 proprio per la comunicazione medianica dai due uomini d’affari, Elijah J. Bond e Charles Kennar per poi essere venduta a William Fuld che iniziò a produrla a livello seriale dal 1901 ed essere infine acquistata dalla Hasbro. Percepita dunque alla stregua di un gioco, nel cinema sovente è il tramite per nefaste entità; per la prima volta apparsa nel 1920 in un corto d’animazione con Koko il Clown, Out Of The Inkwell – The Ouija Board, di Max Fleischer, è divenuta successivamente strumento elettivo per dialogare con manifestazioni spesso tutt’altro che benevole, come accedde in La casa sulla scogliera (The Uninvited), I 13 fantasmi (13 Ghosts, 1960) o nell’antologico Racconti dalla tomba (Tales from the Crypt, 1972). Sovente in combinazione con la casa stregata, è diventata poi nell’immaginario collettivo il mezzo per eccellenza verso il demoniaco grazie al friedkiniano L’esorcista (The Exorcist, 1973), a cui seguono un’infinità di altri esempi, tra cui perfino un franchise che da essa prende il titolo.
Tornando invece al rapporto tra spiritismo e letteratura otto-novecentesca, diversi sono i pionieri della parapsicologia, tra cui Leon Denis, Ernesto Bozzano e, forse esponente più celebre, lo scrittore Sir Arthur Conan Doyle, che con Edgar Allan Poe è ritenuto fondatore del giallo e del fantastico. Lo scrittore scozzese più volte collocò i suoi racconti in luoghi infestati, come in Il mistero di Sasassa Valley (The mystery of Sasassa Valley, 1879), Cercasi un fantasma (Selecting a ghost, 1883) e molti altri. All’interno del suo corpus furono delineati anche alcuni dei tratti poi divenuti distintivi, quali l’aspetto fosco e fatiscente delle magioni, gli scricchiolii e i rumori sinistri, nonché le apparizioni spettrali, luminescenti e inspiegabili. Infine, alcuni episodi della serie TV dedicata al suo più illustre personaggio, The Adventures of Sherlock Holmes (1954-1955), erano ambientati in proprietà stregate, come The Case of the Belligerent Ghost (episodio 5) e The Case of the Haunted Gainsborough (episodio 35). Poe, dalla sua, era ossessionato da fantasmi e defunti che in svariati cupi modi si manifestavano ai viventi, ne parlano molti dei suoi racconti, poi spunto per innumerevoli adattamenti cinematografici. Emblematico è La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), in cui lo spirito inquieto di una donna da poco trapassata si materializza nelle ore notturne, terrorizzando colui che narra in prima persona. Molti sono i film tratti dal soggetto poeiano, tra cui quello omonimo del 1928 di Jean Epstein dall’estetica macabra e dalle atmosfere simboliste, I vivi e i morti (House of Usher, 1960) di Roger Corman e El hundimiento de la casa Usher (1982) di Jess Franco.
Un castello infestato è al centro di un altro preclaro racconto gotico, Il fantasma di Canterville (The Canterville Ghost, 1887) di Oscar Wilde, che aveva però una declinazione umoristica e che vedeva uno scorbutico spettro aristocratico, Sir Simon, infestare la sua antica magione, acquistata dall’americano Hiram Otis. Anch’esso è origine di una nutrita filmografia, a partire dalla versione di Jules Dassin del 1944 fino a quella franco-belga del 2016 di Yann Samuell; esiste perfino un corto d’animazione sovietico del 1972, Kentervilskoe prividenie di Valentina e Zinaida Brumberg. Fonte per svariate pellicole, furono poi gli scritti dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu legati al folklore e alle leggende della sua terra natia. Molte delle sue storie di vampiri furono poi adattate, mentre per ciò che concerne le magioni stregate le uniche memorabili sono lo svedese e rarissimo The Sleep of Death, diretto nel 1980 da Calvin Floyd e tratto da The Room in the Dragon Volant (in cui però la fantasmatica presenza cela tutt’altro), e Mystery House (The Wyvern Mystery, 2000) di Alex Pillai. Similmente, Henry James fu fondamentale proficua fonte per la produzione filmica e caposaldo nella definizione dell’estetica della casa infestata. Il suo Il giro di Vite (The Turn of the Screw, 1898), in cui era narrata la vicenda di una giovane istitutrice alle prese con un misterioso omicidio e una lussuosa dimora con un terribile segreto, è stato spunto per una nutrita filmografia. Tra i titoli annessi si enumerano Suspense (The Innocents, 1961) di Jack Clayton, Improvvisamente, un uomo nella notte (The Nightcomers, 1972) di Michael Winner, che ne esplora gli antefatti in una sorta di prequel, nonché The Others (2001) di Alejandro Amenábar, che non è un adattamento diretto, ma ne riprende ampiamente le tematiche centrali. Seppur le sue case stregate hanno avuto meno seguito tra gli sceneggiatori, necessario è citare anche i due racconti di H. P. Lovecraft La Casa Stregata (The Shunned House, 1937), ispirato a una villa realmente esistita e che si trovava a Providence, Rhode Island, e I ratti nei muri (The Rats in the Walls); dal primo dei suddetti è stato adattato La casa sfuggita del 2003 di Ivan Zuccon. Impossibile è infine chiudere il breve excursus letterario senza menzionare uno dei romanzi horro più significativi di sempre, Shining (The Shining) di Stephen King. Gli inquietanti corridoi e le stanze popolate di spettri dell’Overlook Hotel sono rimaste indelebilmente impresse nell’immaginario collettivo soprattutto grazie all’omonimo capolavoro di Stanley Kubrick, che vedeva protagonista Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance, guardiano per la stagione invernale di un albergo abitato da una pletora di malvage presenze. Lui stesso impazziva e cercava di sterminare l’intera famiglia.
Le abitazioni infestate tra realtà e invenzione: i casi dei coniugi Warren
Oltre alla matrice libresca, c’è un’altra fonte assai ricca di suggestioni connesse alle haunted house da cui il cinema ha copiosamente attinto: la realtà. Invero, già la letteratura horror era connessa a dicerie e credenze su magioni maledette, fondate su testimonianze più o meno plausibili e legate a basi concrete. Non tutte le ghost story erano certo frutto di un’esperienza diretta, ma almeno alla lontana alla base di quei racconti d’invenzione c’era un fondamento reale. Allo stesso modo, non tutti i film sono legati a episodi davvero accaduti, ma le esplorazioni sul campo di due demonologi ha costituito un bacino inesauribile per l’horror: si tratta di Ed e Lorraine Warren. Tra i numerosi casi di infestazione e possessione demoniaca esaminati dalla coppia, uno dei più celebri è forse quello legato agli inspiegabili fenomeni paranormali occorsi al 112 Ocean Avenue di Amityville, Long Island e al centro del libro di Jay Anson del 1977 Orrore ad Amityville (The Amityville Horror). Protagonisti sono gli sventurati George e Kathy Lutz, i quali insieme ai tre figli di lei traslocarono nell’infausta proprietà dove l’anno prima Ronald DeFeo JR.. aveva sterminato la famiglia. I suoi nuovi inquilini fuggono dopo appena 28 giorni, affermando di aver assistito a una serie di agghiaccianti manifestazioni demoniache. Molti furono poi i demonologi che studiarono la vicenda nel dettaglio e che si recarono tra quelle mura infestate; ad essere precisi, ci furono anche parecchi scettici, tra cui Stephen Kaplan, che scrisse addirittura un volume, The Amityville Horror Conspiracy (1995), per smentire quanto riportato da Anson. Vera o meno, la storia di Amityville fornì il materiale perfetto per una lunghissima serie di horror, ben 18, dall’omonimo capostipite di Stuart Rosenberg uscto a un paio d’anno dalla pubblicazione del libro fino al più recente Amityville – Il risveglio (Amityville: The Awakening) del 2017.
Non solo, le investigazioni dei Warren sono al centro di molti altri film. Il recente The Conjuring – Il caso Enfield (The Conjuring 2) di James Wan è ispirato al Poltergeist di Enfield (1977 – 1978), una cittadina nei pressi di Londra in cui si trasferirono Peggy Hodgson e i suoi quattro figli. L’undicenne Janet, poco dopo l’arrivo nella nuova casa, iniziò a udire strani rumori, colpi sul muro e a sentir tremare il proprio letto. Man mano le manifestazioni si fecero sempre più violente, delle forze invisibili strattonavano la piccola e spostavano oggetti e mobilio da una parte all’altra della stanza. Infine la ragazzina iniziò ad emettere strani e ferini versi gutturali, a palesare capacità di chiaroveggenza e ad affermare di essere posseduta da un fantasma di nome Bill. A distanza di due anni, tutto cessò spontaneamente. Anche in questo frangente, come per Amityville, non tutti furono persuasi dalla veridicità dell’episodio; nella fattispecie, i parapsicologi John Beloff e Anita Gregory erano particolarmente diffidenti e persuasi che Janet avesse finto tutto. Anche il capitolo precedente del franchise del medesimo regista, L’evocazione – The Conjuring (The Conjuring, 2013), era basato sul lavoro dei Warren con la Famiglia Perron, la cui abitazione era invasa da demoni evocati da una strega che vi aveva risieduto in passato. Tra gli altri film tratti da un loro caso ci sono inoltre Ostaggio per il demonio (The Demon Murder Case) su Arne Johnson, che nel 1981 uccise il padrone di casa Alan Bono perché sarebbe stato posseduto (fu la prima volta nella storia giudiziaria americana di difesa basata sul soprannaturale) e Annabelle (film del 2014 a cui segue nel 2017 Annabelle 2: Creation), su una bambola indemoniata appartenente a una studentessa di infermeristica, in cui si era insediata la defunta Annabelle Higgins. Chiudono la lista La casa delle anime perdute (The Haunted, 1991) di Robert Mandel, sugli eventi occorsi alla Famiglia Smurl e basato sul libro The Haunted: L’incubo di una famiglia, e Il messaggero – The Haunting in Connecticut (The Haunting in Connecticut) di Peter Cornwell.
Scaturita quindi dalla realtà o dalle pagine di un libro, l’immagine della casa stregata non smette di spaventare o emozionare il suo vasto pubblico dal grande e piccolo schermo, rimanendo uno dei luoghi per eccellenza nell’immaginario horror.
(Sabrina Crivelli)
Bell’articolo… Complimenti 🙂