Paolo Merenda – Libri punk – “Seppellitemi con l’accappatoio” di Gianni Solla
Seppellitemi con l’accappatoio è un libretto che cercavo da tempo, fuori catalogo da anni. L’autore, con lo pseudonimo di “Hotel Messico”, altri non è che Gianni Solla, ormai affermato grazie all’ultima uscita per Marsilio.
Il libriccino in questione, edito nel 2006 da Unwired Media, è una raccolta di racconti brevi che l’autore pubblicava sul suo blog o su antologie, anche piuttosto importanti.
Ho conosciuto Gianni grazie a una sua novella uscita per “Senzapatria” e l’ho amato ancor più dopo aver letto il suo primo romanzo Airbag, ma in questi quindici racconti dimostra che già in giovane età il suo talento era evidente. Le sue “storielle” di tre o quattro pagine sono cesellate parola per parola, ma aldilà del fatto che ogni frase breve sembra ricercare la perfezione stilistica, i racconti non sono semplici esercizi di stile.
A partire dal primo “Scemo”, fino a “Polmoni”, il delirio narrativo di Gianni si snoda fra grottesco, comico e tragico.
Probabilmente, se l’editore avesse indicato da quale antologia sono tratte alcune storie, sarebbe stato il tutto perfettamente contestualizzato.
La carne buttata sul fuoco quindi è tanta, a dispetto delle 85 pagine del libretto.
In “Scemo” vediamo il protagonista dal dottore (una delle costanti di questi racconti sembra una certa fobia per medici e ospedali) accusato dalla vicina di casa, amica di famiglia, di essere ritardato. “Mia mamma mi ha partorito sul tavolo della cucina… Romana mi disse che avevo la faccia da scemo quando nacqui e che certe cose si capivano subito.”
Il delirio grottesco si sfuma di erotico con “Prima comunione”, racconto di una notte di onanismo in attesa di ricevere uno dei sacramenti più importanti. In questo caso la famiglia si preoccupa per l’eccessiva ansia e insonnia del protagonista, che è in realtà invaghito della sorella tettona di un amico. E approfitterà dello svenimento della ragazza per coronare il suo sogno. “Agii in maniera rapida e con determinazione. Mi avvicinai a Marica e le sbottonai la camicetta. Trattenni il fiato e mi dissi che dovevo andare oltre…”.
Battono il terreno erotico anche “Gli operai della metropolitana”, “Addominali” e “Golden Bar”, sempre in bilico fra il surreale e il vissuto. Ritratti di umanità gretta e cannibale: nel primo di questi racconti camerieri senza scrupoli si vendicano con gli operai, rei di aver aumentato il lavoro del ristorante, ficcando i loro scroti nei bicchieri e impiastricciando di liquido seminale la pezza usata per asciugare le stoviglie. “Addominali” racconta di un ciccione che approfitta di una zingara in autostrada, mentre “Golden Bar” è una storia di incesto in un night.
Quasi superfluo dire che questi racconti più comico – grotteschi sono i miei preferiti, ma non mancano occasioni più “serie” come “Bottoncino”, “Fuori a Fuorigrotta” e “La lucertola”. Il primo sembra quasi una presa di posizione verso l’eutanasia, il secondo è una dura condanna all’eroina, mentre il terzo penso nasca come omaggio a un vigile del fuoco dedicatosi ad un atto eroico, ossia il recupero di un bambino caduto in un pozzo.
La raccolta si chiude con una manciata di altre storie come “Resina”, racconto veloce basato sul dispetto di un bambino che incolla letteralmente le palpebre della sorella addormentata e “Polmoni”, claustrofobico finale al fulmicotone, con protagonista una persona che soffre di attacchi di panico e che scopre un cadavere dimenticato, grazie al ritrovamento di un appunto all’interno di un libro scolastico.
Detto tutto ciò i casi sono due: o vi sbattete per trovare usato questo libro, oppure qualche editore offra a Gianni l’occasione per ripubblicarlo.
Paolo Merenda
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