Selezione da “Planetaria – 27 poeti nel mondo nati dopo il 1985”
SELEZIONE DA:
Antologia a cura di Massimo Dagnino e Alberto Pellegatta
Planetaria – 27 poeti del mondo nati dopo il 1985
Taut Editori – euro 13 – 228 pagine
DAVIDE CORTESE (Genova 1994)
PTL
Il passaggio di temporali disegna topografie
muscolari vibrazioni
che non si fanno rinchiudere.
Dal sonno spezzato avanzo
la consegna distratto fra dorsi di colline
aggiro la pioggia.
In un bianco involontario
dolce sussulto il suo vestito
nasconde la cacciagione, guardarlo
concentrare su un tronco le mani…
*
IL VOLTO INDIGENO
E mi corico fiero di aver vissuto e dolorato in altri che in me.
Charles Baudelaire
Parlo ai vetri scuri, da periodi in affondo
assorbiti da tutta la pioggia,
taglia un innesco di colline.
Occhi indulgenti nella boscaglia
stretta alla pioggia un vociferare dalla riva preme,
cosa scende a bere la notte, poi
i tralicci a fare da totem
non immagini i tamburi bruciare dietro il folto.
Intanto il cuore latita,
come se non dovessi tornare a casa.
*
AUGUSTO FICELE (Terlizzi 1992)
Schiudere un uovo in padella
da soli, in casa, fissare per ore
le pareti della stanza, potrebbero essere
la seconda lezione per diventare un vero samurai.
Oggi è martedì: do il meglio di me quando mi tocca
portare giù al portone il sacco di plastica.
Agli algoritmi preferisco i treni fermi,
di colpo mi incanto sulla locandina sbiadita:
in discoteca per il tuo Venerdì Notte
Live music show by JERRY CALÀ
solo su prenotazione.
*
N 4
La banca mi segnala
che hanno rivelato attività
irregolari sul mio conto. Poco importa:
a me interessa pigiare
inutilmente il bottone dell’ascensore,
anche se occupato; ammirare le distrazioni
del conducente di un autobus.
Era chiaro che il volersi bene, quello spietato,
si posasse sui crocchè, sulle frittatine dorate.
Il cielo, in cui il vuoto si riempie con un aeroplano:
nonostante ciò, di fronte alle entrate, abbiamo sempre spinto
quando c’era scritto di tirare.
*
ELLA FREARS (UK 1991)
GLI HO CHIESTO DI CONTROLLARE IL TETTO, POI HO PORTATO VIA LA SCALA
Tutta notte ho goduto della bugia: un po’ indisposto, è su a letto ma manda cari saluti.
Sentivo la sua frustrazione sopra di me, attraverso il soffitto; la sentivo
così forte che era come se il mio petto fosse il tetto e lui era intrappolato
dentro di me. Come andremo avanti poi? Ho pensato, come la farò finita?
Non aveva chiesto aiuto. Magari aveva trovato un modo per scendere
ma ne dubitavo. La cena è stata meravigliosa.
Mentre gli ospiti se ne andavano ho guardato in su e mi sono resa conto che non c’era luna.
Brilla, tesoro. Ho sussurrato. E da dietro il comignolo è sorta la sua testina.
*
GABRIELE GALLONI (Roma 1995)
Ai morti si assottiglia il naso. Quando
li sogni se lo coprono. È normale
vederli a volto coperto passare
dal corridoio al bagno alla cucina.
*
I morti guardano alla luna come
un errore, uno sgarbo del creato;
pensano infatti che sia cosa messa
lì per illuderli (non percorribile).
L’imitazione di un antico sesso
senza ingresso né uscita né sala
d’attesa.
*
da Recitato ballabile (inediti)
Non sanno il nome della malattia.
Sanno soltanto che ho una certa data
di scadenza (ma preciso non so, solo che presto
sarà) e che nel frattempo cado
a tocchi – e presto mi cadranno gli occhi
e lì potrò iniziare a rovesciare
i minuti, i minuti, fino all’ultimo;
ché mancherà pochissimo e terremo
tutto pronto in attesa – nell’attesa.
*
Il pomeriggio; ritiro diagnosi.
Sfumò così quel pomeriggio, come
un’operetta buffa di altri tempi.
Con la corsia deserta e mille esempi
di soledad y hermanos senza nome.
Quasi cantai; quasi sentii la musica
aprirsi dietro me a ogni passo.
E le coreografie dei medici col corpo
di ballo e il technicolor lucidissimo.
*
MARIO GENNATIEMPO (Cinquefrondi, Reggio Calabria 2001)
Sono arrivato deserto
e me ne vado deserto.
Rigoglioso mi ospitò marzo
con ampi festoni di alloro.
L’amata stringeva fiori
la madre allattava il suolo
– ora, la terra è polvere
incastrata nel peso di ogni passo.
*
Ormai è colma di gelo, di buio insonne. L’aurora
divora qualche avanzo di muro, inghiotte
coppe intere di calce viva. A poco a poco
screpola i seni della sera incolta, brucia
sputa gusci di lumache secche, si consuma.
Nulla si affretta a restare nel ventre di primavere
morte – soltanto tarli, doglie, rimasugli
vuoti appiccicati alla pelle.
*
SIMONE BURRATTI (Narni, Terni 1990)
QUARTI DELLA NOTTE/2
In camera, sulla scrivania, il cervello si espande. Sotto la lampada si esibiscono le mani bianche. I polpastrelli provano il vetro del bicchiere, punto di ancoraggio di tutto il corpo; gli occhi si stringono con una sofferenza.
Ogni qualche minuto lo si porta alle labbra con la giusta, calibrata trascuratezza. Il liquido scivola lungo il sangue, fa rovesciare la testa all’indietro: in questo modo è possibile stiracchiare il collo e, nello stesso tempo, interrogare il soffitto.
*
QUARTI DELLA NOTTE/3
Voglia di uscire a cercare la notte. L’inquadratura si allontana, rivelando una spalla contro la colonna, mentre si resta attoniti col naso all’insù: il cielo si è liberato.
L’odore degli alberi, le stelle fisse: tutto torna a significare qualcosa. Ci si sente di nuovo bambini e si immaginano cose.
*
ALEKSANDR MALININ (Joškar-Ola, Russia 1991)
Поднимается тревога, тупая стрела
пронизывает оба яблока,
первая передаётся через семя,
вторая летит прямо в сердце.
*
Si leva l’angoscia, una freccia ottusa
trafigge entrambe le mele,
la prima si trasmette attraverso il seme,
la seconda vola proprio sul cuore.
*
Сердце оттает,
сердце, оно как снег,
в огне не горит,
в воде не тонет,
подаётся холодным,
ничего не таит.
*
Il cuore si sgelerà,
il cuore è come la neve,
nel fuoco non brucia,
nell’acqua non affonda,
pare freddo,
non scioglie nulla.
*
FRANCESCO MARIA TIPALDI (Nocera Inferiore, Salerno 1986)
NOVELLA TERZA
L’uva fragola sarebbe stata causa di enormi
terribili diarree
Lo sapevano Nahum e i profeti tutti.
Le feci divennero molli
I ragazzi provarono il sentimento dei vitelli.
*
VARIAZIONI SUL VIAGGIO DEI MAGI DI T.S. ELIOT
fummo molto insultati nel cammino
e nel deserto ci tiravano le ossa dei cammelli
e la stella cambiava direzione come un pesce
nello stagno, ma chi cerca per noia
non perde coraggio e noi continuammo
e le notti erano umide di pioggia e ci venivano i malanni
bevemmo vino fino a perdere la strada
fino a trovare la cometa nelle pozze
fummo carnali e fummo in vita
(Dio)
un giorno, il giorno meno bello trovammo
il bambino putrefatto
il bambino che salvava nato morto
e scese tanta candida neve, facemmo ritorno
e il dono fu lo spreco e lo spreco fu il dono.
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