Magnolia – Sara Bessegato
Una piccola goccia di rugiada scivola sulla mia schiena intirizzita. Mi fa il solletico! Malgrado il freddo, le mattine di inizio primavera sono le mie preferite. Adoro questo periodo dell’anno. La natura silente si risveglia e si scrolla di dosso il tetro manto invernale. I rami secchi si vestono di smeraldo e presto piccoli boccioli colorati dipingeranno prati e chiome in un’esplosione variopinta e profumata. Gli animali usciranno assonnati dal loro rifugi e tutto attorno sarà un concerto di merli e usignoli.
Ed io da quassù, ho l’onore di assistere in prima fila a questo lento mutare.
Un pallido raggio mi accarezza, il calore mi avvolge e mi avviluppa in un tenero abbraccio che fa sfumare il mio torpore
Ormai l’alba è passata da più di un’ora, a breve, gli abitanti della grande casa rosa, cominceranno a prepararsi per la giornata.
Silvia spalancherà tutte le finestre perché “Altrimenti non passa ossigeno!”
E i bambini urleranno: “È freddo mamma, ci sono i pinguini qui dentro”.
Nel frattempo, Mauro apparecchierà il tavolo davanti alla grande vetrata in soggiorno. Disporrà da una parte, i cereali con la confezione arancione per i piccoli di casa, e dall’altra. i biscotti secchi che Silvia inzuppa nel caffè. Poi lei scenderà con i bambini per mano e Mauro le darà un bacio sulla fronte.
Sembrano sereni, Silvia, Mauro e i bambini. Protetti dalla loro quotidianità che sa di caffè e latte caldo. Quasi sempre almeno.
Oggi però Silvia non apre le finestre e Mauro non prepara la colazione. La casa rosa è spenta.
D’un tratto, Silvia esce dal portone avvolta in un cappotto viola. Cammina svelta lungo vialetto, tanto che la ciabatta le si incastra su un sasso e per poco non cade a terra. Raggiunge l’auto e ci si chiude dentro. Lo schiocco sordo della portiera spaventa un uccellino sopito sul ramo accanto a me.
Silvia ha il volto rosso. Poggia la fronte sul volante e singhiozza. È la seconda volta questa settimana.
Sono strani gli esseri umani, un momento scherzano con i propri figli e quello dopo si disperano, nascosti e colpevoli. Soli.
A volte, fantastico su come sarebbe essere loro. Vivere in una grande casa rosa e inzuppare biscotti nel caffè tutte le mattine. Chissà che sapore hanno i biscotti. E che sensazione dà il tocco delle labbra di una persona che ami.
Altre volte invece, mi chiedo come sarebbe se loro fossero me.
Se potessero trovare conforto nel cinguettio di un uccellino, si sentirebbero ancora soli?
Se sapessero gioire del solletico di una goccia di rugiada e del calore di un raggio di sole, sarebbero ugualmente insoddisfatti?
È strano vivere lo stesso mondo, con gli stessi profumi, gli stessi colori, e percepirlo in modo in modo tanto diverso. Quasi gli uomini attraversassero la loro esistenza col volto coperto, ciechi e sordi alla bellezza del creato.
Silvia esce dall’auto, si tampona il volto con la manica del cappotto e sospira.
Mi sporgo in avanti per osservarla. Mi protendo più che posso.
Una folata di vento improvvisa mi travolge. Perdo l’equilibrio e mi stacco dal mio ramo.
E cado. Lenta e leggera. Sospinta dalla brezza fresca di questo mattino di marzo.
Mi poggio al suolo, sul vialetto accanto a Silvia. Da qui la vedo bene, con gli occhi gonfi e arrossati e l’espressione arresa. Le vorrei parlare, dirle che va tutto bene e che presto sarà primavera anche per lei.
Mi guarda per un istante, poi scuote il capo e prosegue verso la sua grande casa rosa.
Io rimango qui. Diventerò gialla, arancione e infine bruna. Mi sgretolerò e tornerò a fare parte della terra da cui provengo.
Il mio ciclo è concluso.
E sono felice. Leggera.
Sara Bessegato
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