Viavai e giravolte – Mattia Maino
Non riuscivo a stargli dietro, i polmoni mi scoppiavano, quel pezzo di merda era troppo veloce, e aveva ragion d’esserlo, perché sapeva che se l’avessi acciuffato, oltre a riprendermi il portafoglio, gli avrei grattugiato il muso sullo spigolo del marciapiede. Raggiungerlo era però fuori dalla mia portata, la furia dei miei passi non poteva competere col timore dei suoi, salvarsi la pelle è da sempre la prima fonte di motivazione per l’uomo, alla furia vendicativa purtroppo spetta solo il secondo posto; il terzo gradino lo occupa il denaro, ma questo in fondo lo sapevate già.
Ho rincorso il bastardo per alcuni minuti, finché questo non ha svoltato in una viuzza in direzione piazza Dante, disperdendo le proprie tracce. Quando giunsi in piazza, ero già stato seminato da un pezzo. Col pochissimo fiato rimastomi invocai l’aiuto di qualche passante, senza però ottenere risultati; notai poi un uomo seduto su una panchina poco distante, e siccome non sapevo più da che parte girarmi gli andai incontro, per chiedere se il ladro fosse passato di lì, ma nel raggiungerlo alcune grida deviarono la mia attenzione: quattro persone s’inseguivano in cerchio intorno alla fontana. Un carabiniere cercava d’acchiappare una donna armata di coltello, la quale, disperatissima, inseguiva un uomo in giacca e cravatta, che a sua volta rincorreva un tale, bestemmiando e ricoprendolo dei peggiori insulti. Quest’ultimo, terrorizzato a morte, cercava di raggiungere il carabiniere, chiudendo così quel comico girotondo. L’urgenza di scovare il colpevole del furto cedette subito posto alla curiosità, e tutt’a un tratto dimenticai d’esser stato derubato.
“Mi scusi” dissi all’uomo sulla panchina indicandogli la fontana, “Sa per caso che succede laggiù?”
Questi appena mi vide cacciò dal volto un’espressione visibilmente contrariata, probabilmente non preventivava che uno sconosciuto gli piombasse incontro senza preavviso. Si ricompose in un istante, rispondendo con estrema disinvoltura: “Si rincorrono, non vedi?”
“Sì lo vedo, ma perché lo fanno?”
“Non l’hai capito? Ma è evidente!” fece lui, quasi scocciato dalla mia insistenza.
“È evidente per lei che lo sa già, me lo può spiegare per favore?”
“Vedi la donna in lacrime? Ha scoperto che il marito la tradisce, e ora vuole piantargli quel coltello nel cuore”
“Quindi l’uomo in giacca e cravatta è suo marito”
“Mi pare ovvio, non vedi come scappa?”
“E perché sta rincorrendo quell’altro tizio?”
“Quello è un suo amico, uno spione, ha raccontato alla donna del tradimento, e ora il marito gliela vuole far pagare, ma lui insegue l’agente per scampare alle botte, dio quanto odio gli spioni”
“E immagino che il carabiniere voglia acchiappare la signora per impedirle d’ammazzare il marito” conclusi io con la più elementare delle logiche.
“Te l’ho detto che era evidente! Anche il più scemo ci arriverebbe”
D’un tratto mi tornò in mente il motivo per cui ero venuto, “Ha visto passare di qui un tizio con indosso un passamontagna?”
“Non saprei” tagliò corto lui, “ero distratto da quel carosello, non so perché ma lo trovo incantevole”
“È la prova che inseguiamo qualcosa solo quando scappiamo da altro, ecco perché”
“Non per forza, a volte inseguiamo solo per inseguire, come prima hai fatto con me”, e finalmente lo riconobbi. Egli sfilò allora dalla tasca un passamontagna e me lo fece indossare; mi restituì il portafoglio e me ne consegnò anche un altro, con ogni probabilità il suo, ormai le parti s’erano invertite. “È una vita di viavai e giravolte la nostra” sentenziò, “e ora tocca a te fuggire … Adesso corri!”
E io, come c’era da aspettarsi, corsi.
Mattia Maino
Commenti recenti