Alessandro Capezzuoli – Il ritorno alle origini
Nelle Sacre Scritture, più precisamente nel paragrafo dedicato ai Genesis, c’è scritto che il sesto giorno dio creò l’uomo e il settimo si riposò. È evidente che si tratta di un errore di stampa o più probabilmente di un passaparola passato per la bocca sbagliata: in principio era il verbo, questo è vero, ma la gente ancora non conosceva la grammatica, i congiuntivi sbagliati si sprecavano e bastava poco per creare malintesi e indurre le persone a farsi idee sbagliate. In ogni caso, è evidente che la storia del riposo è una falsità raccontata appositamente per non alimentare rancori tra l’uomo e il suo creatore, che invece impiegò il settimo giorno esclusivamente per creare le condizioni affinché l’essere umano vivesse una vita di merda. Eppure i primi sei giorni non aveva sbagliato un colpo: i laghi, i fiumi, il mare, gli alberi, le montagne, la natura, gli animali…
A dire la verità, il sospetto che qualcosa non fosse andato per il verso giusto Adamo avrebbe dovuto averlo anche analizzando attentamente le sviste dei giorni precedenti, ma può darsi che, essendo al settimo cielo (in tutti i sensi) per aver messo piede sulla terra, non si sia accorto della presenza delle zanzare, delle formiche e dei Testimoni di Geova. O forse se n’è accorto, ma ha sottovalutato il problema. In ogni caso, il paradiso terrestre dell’uomo è durato soltanto una nottata, perché il giorno dopo la creazione è stato l’inizio di una fine drammatica e inesorabile che si ripete da millenni più o meno con le stesse modalità. Sicuramente, durante quell’unica notte, Adamo avrà fatto tutte le cazzate imperdonabili che può fare un uomo in mezza giornata, tipo ubriacarsi e pisciare all’aperto, mangiare salsicce e patate fritte e poi vomitare sulla moquette del cinema Eden o giocare alla playstation fumando canne e facendo gare di rutti coi gorilla. Fatto sta che a dio deve essere bastato veramente poco per rendersi conto di aver messo al mondo un essere inutile e dannoso per sé e per gli altri. In poche parole aveva creato un coglione, ma, essendo orgoglioso, non avrebbe mai potuto ammetterlo. A quel punto, però, il danno era fatto, non chiuse occhio per tutta la notte e la mattina del settimo giorno si sedette alla scrivania con carta, penna e stampante 3D per trovare il modo, non potendo eliminarlo, di rendere all’uomo la vita impossibile.
Quando aveva quasi perso le speranze, ebbe una folgorazione e creò la donna.
Si fermò un attimo, si asciugò il sudore e immaginò per un istante le sofferenze atroci che avrebbe provocato nell’uomo un’invenzione simile. Non riuscì a trattenere la sua contentezza e perse momentaneamente il proverbiale autocontrollo, esclamando a voce alta “Adesso sì che son cazzi tuoi!”
Avrebbe potuto anche ritenersi soddisfatto e fermarsi là, ma invece preferì strafare e scrisse per filo e per segno le regole che avrebbe dovuto seguire l’uomo per vivere bene, ma che in realtà, non essendo pratico della bella vita come Fellini, sono soltanto istruzioni per l’autodistruzione. Non potendosi esporre così sfacciatamente al giudizio dei santi, che sicuramente avrebbero avuto più pietà, consegnò un contratto alla donna, che nel frattempo aveva frequentato un corso da assicuratore, affidandole il compito di farlo sottoscrivere all’uomo con qualsiasi mezzo. Impacchettò tutto, inventò le parole amore e sesso, che raccomandò alla donna di usare a sproposito e abbondantemente, e spedì il pacco regalo, più “pacco” che regalo, sulla terra per mezzo dell’arcangelo Gabriele perché non aveva ancora inventato il corriere Bartolini.
L’uomo, che fondamentalmente è un ingenuo bonaccione, si vide recapitare una scatola enorme con la scritta “sorpresa” e fece l’errore imperdonabile di scartarla con l’entusiasmo di un bambinone. Anche perché, non sapendo leggere, non si accorse che su un lato c’era un adesivo con sopra scritto “contiene materiale pericoloso”. Dio conosceva le regole del gioco e non aveva tralasciato nessun dettaglio. Col senno del poi, se proprio l’uomo avesse voluto una sorpresa, avrebbe fatto meglio a comprare un ovetto Kinder. Dal pacco uscì una creatura bellissima munita di due capienti borracce, che il malcapitato immaginò come i contenitori ideali per conservare e bere la birra alla spina, e di un triangolo di cui gli sfuggiva il significato ma che in auto poteva sempre far comodo. Questo essere, addestrato a dovere come i peggiori agenti immobiliari, iniziò a provocarlo, sventolando in una mano un barattolo di Nutella e nell’altra un abbonamento per vedere le partite di campionato e di Champions League. Ovviamente, il fringuellone, che dopo un giorno di permanenza sulla terra non poteva immaginare a cosa sarebbe andato incontro, cadde in pieno nel tranello e firmò a occhi chiusi il contratto senza leggere le clausole scritte in piccolo sul retro.
Così, quella notte, mentre dio era impegnato nella prima campagna pubblicitaria della storia, ovvero far scrivere da San Tommaso “Dio c’è” su tutti i cartelli autostradali, Adamo scoprì di avere in dotazione un accessorio fantastico che soltanto la sera prima si era ostinato a usare, invano e senza successo, come joystick per i videogiochi. Il problema è che, da quel giorno in poi, ha iniziato a usarlo troppo spesso al posto del cervello…
Quella notte fu fantastica, si alzò la mattina sentendosi un uomo nuovo, benché lo fosse già da prima, immaginando la giornata in questa sequenza:
– Colazione a letto
– Sesso
– Calcio
– Pranzo
– Calcio
– Cena
– Sesso
In fin dei conti, l’uomo è sempre stato di poche pretese e ha sempre aspirato a una vita semplice e con poche complicazioni.
Invece, appena aprì gli occhi, una complicazione si palesò subito.
“Sono in ritardo”
“Ma no, amore, sono appena le 7, per la colazione c’è tempo”
“Coglione, come al solito non capisci niente”.
Purtroppo è così: da quel momento l’uomo ha iniziato a non capire niente di donne e ha continuato imperterrito per millenni. È vero anche il viceversa, ma questo sui giornali non fa notizia.
È chiaro che la storia di quel ritardo fu la prima grande cazzata che una donna raccontò a un uomo, il quale non è vero che non aveva capito niente: comprese subito cosa fare, ovvero recedere immediatamente dal contratto e restituire il regalo seminuovo sperando valesse una qualche forma di garanzia in caso di malfunzionamento. Sarebbe stato disposto anche a riciclare il regalo e a mollare la fregatura a qualcun altro, se solo avesse saputo a chi. Anche perché, dopo aver subodorato l’inghippo, le clausole di quell’abbonamento “Tutto compreso” le aveva lette attentamente. Dentro c’erano tantissime parole che non conosceva, ma che avevano un suono sinistro. A cose terribili come “morte”, “malattia”, “sofferenza”, “dolore”, “peccato”, “sensi di colpa” si affiancavano cose ancor più drammatiche, non scritte ma sottintese, tipo “matrimonio”, “aiutare nelle faccende domestiche”, “centro commerciale”, ”ferie d’agosto”, “niente calcetto con gli amici”. Non avendo nessuna intenzione di morire e, soprattutto, di rinunciare alla partita di calcetto del sabato, ritornò alla fabbrica e chiese un colloquio urgente col boss, il creatore.
“Dio?”
“Chi è?”
“Sono io, l’uomo!”
“Ancora tu? E che vuoi? Non ti hanno detto che non devi nominarmi invano?”
“Ma io voglio recedere dal contratto!”
“Impossibile, sono scaduti i termini per esercitare il diritto di recesso!”
“Io… io non sapevo di questi termini…”
“Male, molto male… la legge di Dio non ammette ignoranza.”
“Non puoi fare uno strappo alla regola?”
“No, non posso, se lo faccio per te devo farlo anche per gli altri”
“Gli altri chi?”
“I figli che hai messo al mondo”
“Io? Ma quando?”
“L’ altra notte.”
“Giuro su dio che dormivo! E comunque sono innocente, Vostro onore…”
“Idiota, potevi almeno usare il preservativo che ti avevo messo nella scatola, invece di usarlo come palloncino per i gavettoni. In fondo la Chiesa non l’ ho ancora creata…”
“Dio, ti prego, sono pur sempre tuo figlio, dammi una mano…”
“Mi servirebbe una pezza d’appoggio per giustificare il recesso: hai inviato almeno una raccomandata di disdetta con la ricevuta di ritorno?”
“Cos’ è una raccomandata?”
“Sei proprio un deficiente: lo imparerai a tue spese. Comunque, ormai hai firmato, non posso fare nulla per te.”
“E se volessi passare a un altro operatore, tipo Buddha o Allah?”
“Ma sei cretino? Non hai letto nemmeno il punto uno? Non avrai altro Dio all’infuori di me: ho il monopolio del mercato. Vai, cresci, moltiplicati (ma non troppo), lavora con sudore, soffri in silenzio e non rompermi più le balle”.
Dopo questo colloquio, in preda alla disperazione, si aggrappò alle parole che aveva sentito pronunciare dalla donna la sera prima, parole che avevano un suono dolce e poetico, roba tipo amore, gioia e felicità. Era con lei che voleva vivere e condividere quella sorte infame, dimenticando che si trovava in quella situazione proprio a causa di quella creatura diabolica che lo aveva abbindolato e raggirato, facendogli sottoscrivere un contratto capestro.
Corse col cuore in gola dalla madre di tutte le Lolita e le sussurrò:
“Ti amo”
Lei contraccambiò con parole d’amore ancor più profonde e commoventi.
“La tariffa per ieri notte è 120 euro, 100 senza fattura”.
“Te ne do 150, ma facciamo l’amore per l’eternità”.
E fu in quel momento che la perfidia femminile, attraverso la menzogna, raggiunse una delle massime vette che abbia mai toccato nella storia dell’umanità. Prese i 150 euro, controllò che fossero veri e disse:
“Oggi no, ho mal di testa”.
Alessandro Capezzuoli
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