Editoriale - aprile 2023

Editoriale – aprile 2023

Car* tutt*,

eccoci che, puntuali come la primavera, arriviamo di nuovo a pizzicarvi il naso coi nostri afrori rivoluzionari: garibaldini quanto basta con una barba solo meno hipster, ci ritroviamo di nuovo qui – non a Teano, ma voglia di pizza sì – per questo numero 25 con tema A portata di mano.

Oh, lo è tutto, oggi: bastano pochi click spiaggiati su un’amaca, pasteggiando con uno Spritz sul pancione, per trovarsi coscritti nei migliori club per comunisti da salotto, surfando le nuove onde post Schlein, che sono comunque meglio di quelle che arrivano da altre coste, vecchie come certe ideologie, loro purtroppo sì dure a morire.

In questo mondo ipertrofico alimentato da una velocità di comunicazione che stai tranquillo almeno un po’, noi recitiamo la parte dei vecchi nostalgici: e potrebbe essere diversamente? Siamo nati come realtà editoriale in anni in cui la mailing list era la cosa più vicina a Dio e dove alle poche fiere del libro ci si guardava fra standisti come cosmonauti a un passo dalla follia: in che galassia mi trovo, ora? Chi sono questi altri alieni accanto a me? Potrò tornare a casa solo con la propulsione di questi bellissimi segnalibri stampati male?

Il parcheggio scadeva presto e si dormiva in bettole coi malaffari sotto il balcone, ma era figo: addentare un panino col vicino in paranoia durante un frugale pranzo permetteva di scambiare idee ed opinioni, non follower e reel da condividere a getto continuo, spinti dalla bramosia della visualizzazione a tutti i costi. E c’era persino modo di gettare le basi per future collaborazioni, di coordinarsi assieme per un prossimo evento, di girare quel flyer lì per quell’evento che bò, sta nella bassa lomellina e l’assessore alla cultura legge Il Manifesto, può darsi che le spese le copriamo, intanto fissiamo il tavolo che costa poco, per ora. Tempacci per tipacci come noi, quelli. Siamo troppo poco patinati per questi anni satinati da filtrucci vari, forse siamo solo poco a portata di mano, chissà.

Intanto ci è piaciuto giocare con le vostre sensazioni e quel che è venuto fuori è un bel quadretto clinico: tra vaghi ricordi passati, ricerche ossessive di equilibri e gente che preconizza la fine del prossimo o del genere umano ne vien fuori un simpatico ritratto per deviati mentali che siamo ben orgogliosi di ospitare nella nostra rivista. D’altronde siamo Il Foglio Letterario, mica la roba che avete trovato a Testo, eh.

Comunque, a dirla fra i denti, ancora grazie: tanti i racconti arrivati in redazione e tante scelte sofferte, come sempre. È che avete cose belle da dire, anche quando sono cose brutte.

E sono belli, anzi bellissimi anche i contributi per questo numero 25: la solita Patrizia Raveggi ci regala un pezzo in cui scava in un sordido sempre più giustificato, tanto poi siamo moralisti noi che ancora osiamo indignarci – comunisti senza ritegno – . Mirko Tondi prosegue con le sue belle lezioni nella rubrica Brandelli di uno scrittore precario, giungendo alla sesta parte dell’argomentazione sulla struttura di un testo. Gordiano Lupi continua invece nei suoi ritratti in prima persona, questa volta concentrandosi su Marino Moretti. Inoltre Gianfranco Vanagolli e Stefania Brivido fanno il loro esordio sulle nostre pagine con due pezzi notevoli: il primo scrivendoci di un’amicizia, quella tra Bob Dylan e Luigi Berti, che da Firenze li condurrà sull’Isola d’Elba; la seconda invece esaminando la figura di Ernest Hemingway, in un articolo di approfondimento che speriamo possa appassionarvi come ha fatto con noi.

Non mancano ovviamente le tavole del Ferrux e il contributo di Alessio Santacroce con il suo immortale Bending, e, novità delle novità, delle bellissime poesie grafiche composte da Gordiano Lupi e incorniciate negli splendidi scatti di Riccardo Marchionni. Per cui, a portata di mano, avete davvero un po’ tutto: basta allungarla un po’ quando ci trovate per accaparrarvi la vostra rivista preferita. Altrimenti usciamo sempre online, e sempre aggratis, come da sempre. Fate vobis, ma con un piccolo obolo mica vi diciamo di no.

Ultimi scampoli di righe qua e là solo per ricordarvi di scansionare a tappeto i nostri QR code sparsi per la rivista; sono gratis, non fanno male e c’hanno pure bei contenuti: pretendiamo troppo dal web? Inoltre tenete sempre d’occhio le nostre pagine social che tra Piombino e dintorni sbuchiamo fuori dalle tane pure noi.

Aspettami con uno spritz di Silvia Mazzocchi è il nuovo libro LIBRIDA, costola della nostra rivista. La ragazza, uscita vincitrice dal contest di narrativa breve intitolato 3600, avrà presto modo di parlarne dal vivo, non appena avremo finito di far impazzire i grafici. Anche per questo, mi raccomando, drizzate bene le antenne.

E per ora è davvero tutto, buona lettura!

P.s.

Che poi mi dimentico. Smettetela di chiederci se potete scrivere per noi inviandoci curricula con dottorandi su Marte o allegando recensioni sull’ultimo libro di Baricco: in ambedue i casi ci dimostrate solo che non conoscete una fava della nostra realtà e fate una pessima figura con voi stessi, prima che con noi.

Noi vogliamo collaboratori così

Li vogliamo solo brutti, sporchi e cattivi, claro? Tutta gente a portata di mano. Come sto pezzo qua, per intenderci:

Vincenzo Trama