Federica Marchetti – Matilde Serao
Prima giornalista italiana della storia, Matilde Serao si spense a 71 anni, la sera del 25 luglio 1927 nel suo appartamento della Riviera di Chiaia, a Napoli, in seguito ad un’embolia cerebrale. Malata da anni di arteriosclerosi, era il simbolo della sua città d’adozione (era nata a Patrasso, in Grecia) e aveva fatto della sua penna l’arma con cui sfidare il mondo. Nell’Ottocento le donne scrittrici erano poche e Serao, da narratrice timida, era diventata la voce di una città arrivando a fondare un quotidiano di Napoli, Il Giorno, che ne fece anche il primo direttore donna del giornalismo italiano. Oggi, a quasi un secolo dalla sua scomparsa, chi si ricorda di Matilde Serao? Difficile renderle omaggio dimenticando aneddoti e stereotipi.
Nata in una famiglia povera ma colta (la madre nobile decaduta, il padre avvocato), Matilde si diploma maestra e lavora ai Telegrafi di Stato e poi scopre la passione per la scrittura. È il periodo storico in cui nascono giornali e riviste; i lettori si moltiplicano e si diversificano; grazie alle nuove linee ferroviarie, la distribuzione
incrementa la diffusione della carta stampata. Matilde scrive articoli brevi e bozzetti (firmandoli con lo pseudonimo di Tuffolina) e debutta come scrittrice nel 1878 con la novella “Opale”.
Nel 1882 si trasferisce a Roma e firma numerosi articoli; frequenta i salotti letterari dove però non è vista di buon occhio per il suo stile schietto e poco formale (famosa la sua risata). Nel 1883 pubblica Fantasia il libro che la rende celebre e conosce anche uno dei suoi più severi recensori: l’affascinante e talentuoso Edoardo Scarfoglio. I due si innamorano.
Del 1884 è il suo capolavoro Il ventre di Napoli dove la Serao, come in una vera e propria inchiesta, racconta la città devastata da povertà e malattie (un’epidemia di colera). Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, coppia nella vita e nel lavoro, si sposano nel 1885 e fondano Il Corriere di Roma. La penna di donna Matilde è attenta soprattutto al costume (molti l’accusano di essere attratta dal pettegolezzo). Verista (si dice “è al servizio della verità”) e al contempo sentimentale (incoerente anche nella vita privata), melodrammatica, non disdegna gli eccessi del feuilleton, esuberante e feconda, ella scriverà di tutto: novelle, romanzi, pamphlet, diari di conferenze, saggi, note di viaggio, norme di comportamento e un romanzo giallo (La mano tagliata del 1912). I suoi detrattori l’accusano di scrivere male (perché fa un uso disarmonico del dialetto).
Nel 1891 pubblica Il paese di cuccagna dove analizza l’introduzione del gioco del lotto e il conseguente rovinoso destino di chi cade nella sua trappola: un quasi reportage di denuncia.
Il giornale della coppia si rivela problematico fin dall’inizio e i due, per motivi economici, nel 1887 si trasferiscono a Napoli. Qui nel 1888, dalla fusione del Corriere di Roma con Il Corriere del Mattino, fondano Il Corriere di Napoli. Intanto nascono quattro figli maschi: Antonio, i gemelli Carlo e Paolo (1887), Michele (1888) e la Serao, stacanovista e appassionata, non interruppe il lavoro nemmeno durante le gravidanze. Nel 1891 la coppia vende il giornale e l’anno successivo fonda Il Mattino. La coppia, appassionata e umorale, vive un rapporto tumultuoso soprattutto quando, nel 1894, l’attrice Gabrielle Bessard si suicida dopo che Scarfoglio, alla notizia della nascita di una figlia, aveva rifiutato di lasciare la Serao. La bambina viene chiamata Paolina (come la madre della scrittrice), ne nasce uno scandalo mediatico; la coppia, già logorata, si deteriora definitivamente e i due finiscono per lasciarsi. Dopo un’inchiesta sull’amministrazione della città, in cui viene trascinato Il Mattino, la Serao viene estromessa dal giornale.
Così, affatto abbattuta, nel 1903 donna Matilde, che ora ha al suo fianco Giuseppe Natale, fonda Il Giorno: è la prima direttrice di giornale. Il taglio è meno polemico delle precedenti testate, l’amministrazione (della stessa Serao) oculata, l’atteggiamento pacifista. Intanto nasce la figlia della nuova coppia: Eleonora. Nel 1917 muore Scarfoglio e Matilde lo piange con sincerità. Mai sposato, nel 1926 muore Natale.
Col tempo i gusti dei lettori sono cambiati e la Serao si è sempre più dedicata al giornalismo con rigore, passione e devozione, nonostante nella sua vita si sia
affacciata una malattia neurologica. Più giornalista che scrittrice (molti studiosi hanno addebitato alla sua voracità per la stampa l’abbandono della letteratura) a 71 anni il 25 luglio del 1927 donna Matilde muore nel suo studio, intenta sulle carte, di embolia cerebrale. Tutta la città di Napoli (ma non solo) la piange: nessuno come lei l’ha raccontata con rispetto, amore e rabbia. Arrivano numerosi messaggi di cordoglio: Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Annie Vivanti, Bontempelli, Emma Gramatica. Persino Benito Mussolini (allora ministro).
Per chi oggi definisce la sua opera datata, la stessa Napoli sembra rispondere con una urgente e rinnovata esigenza di denuncia. La città, così come Matilde Serao ce l’ha tramandata, sembra cambiata ma, in fondo, è rimasta identica nella sua complessa unicità multicolore sempre sul baratro della deriva.
Federica Marchetti
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