Gordiano Lupi – “Ararat” di Louise Glück
Louise Glück
Ararat
Traduzione di Bianca Tarozzi
Il Saggiatore – 130 pagine – Euro 14
Devo dire che mi mette un po’ in soggezione il fatto di recensire una poetessa Premio Nobel come Louise Glück, detto questo il mio è solo un invito alla lettura di un’opera importante, lo faccio da lettore e da appassionato cultore della poesia, pure da traduttore di autori ispanici, insomma da sincero ammiratore di una scrittrice così grande. Dodici libri di poesia e due raccolte di saggi, sono il corpus letterario della Glück, che insegna a Yale e Stanford, ma vive a Cambridge, nel Massachussetts. Ararat è una raccolta datata 1990, della stessa autrice Il Saggiatore ha in catalogo – nella collana La Cultura – Averno e L’iris selvatico. Motivazione del Nobel 2020: “per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza dell’individuo”. Ma non ha vinto solo il Nobel, in patria ricordiamo, tra i tanti, l’ambito Premio Pulitzer e il National Book Award. Ararat è tradotto con magistrale bravura da Bianca Tarozzi, che ha il non facile compito di rendere in una lingua così diversa dall’inglese un’opera di grande valore poetico. Leggiamo una lirica, perché la poesia non si spiega, si gusta.
Labor Day
È un anno esatto che mio padre è morto.
L’anno scorso era caldissimo. Al funerale, la gente parlava del tempo.
Com’era caldo per essere settembre. Un caldo fuori stagione.
Quest’anno, è freddo.
Ci siamo solo noi ora, i parenti stretti.
Nelle aiuole,
brandelli color bronzo, color rame.
Davanti alla casa, la figlia di mia sorella va in bici
come faceva l’anno scorso,
avanti e indietro sul marciapiede. Quel che vuole è
far passare il tempo.
Mentre per noialtri
una vita intera non è nulla.
Un giorno sei un bambino biondo a cui manca un dente;
quello dopo, un vecchio a cui manca l’aria.
Si riduce a un niente, appena
un momento sulla terra.
Non una frase, ma un respiro, una cesura.
Ararat è un libro intriso di morte, l’autrice ci prende per mano e ci porta a scoprire il suo personale cimitero, ci mostra i fiori sulla lapide, ci fa vedere il volto di una persona cara. Un commovente ritratto di famiglia tra le tombe e i lutti, una sorta di personale Antologia di Spoon River, un viaggio a ritroso nel tempo per capire il senso della vita, la fugacità dell’esistenza, lo svanire delle illusioni. Ararat è un viaggio alla scoperta di un padre che non c’è più, di un’infanzia lontana, di una sorella perduta, di una madre severa e affranta. Un racconto lirico intimo e naturale, semplice nella forma ma complesso nei temi, una vicenda personale che in un afflato lirico di grande poesia diventa universale. Ogni verso è pervaso di morte, una ferita aperta che pulsa, che brucia, una perdita che fa parte della vita, che ognuno deve soffrire. Una raccolta di versi che ci porta alla scoperta del dolore e della compassione ma anche dell’amore e della dolcezza. Concludo con Immagine allo specchio, una delle tante poesie che l’autrice dedica alla morte del padre, invitandovi a leggere con attenzione Somiglianza terminale (molto lunga) che vede un’immedesimazione completa tra padre e figlia ritratta in uno sguardo finale.
Immagine allo specchio
Oggi mi sono vista nella buia finestra come
l’immagine di mio padre, la cui vita
trascorse così,
pensando alla morte, escludendo
altre faccende sensuali,
tanto che alla fine a quella vita
fu facile rinunciare, poiché
non conteneva nulla: nemmeno
la voce di mia madre poteva farlo
cambiare o voltarsi indietro
perché era convinto
che se non puoi più amare un altro essere umano
non hai un posto in questo mondo.
Ottima la confezione editoriale, copertina rigida, grafica elegante curata da Alice Beniero. Leggete letteratura, è una scelta vincente contro il nulla che ci circonda e sostenete gli editori che ancora pubblicano grande poesia.
Gordiano Lupi
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