Gordiano Lupi – Estraniato – di Nicola Fornabaio
Nicola Fornabaio
Estraniato
Eretica – Pag. 70 – Euro 15
Avevo già avuto modo di apprezzare la vena poetica introspettiva di Fornabaio nella precedente silloge Qui tutto come sempre (Eretica, 2023), confermo la buona impressione e leggo una nuova raccolta dedicata alla terra natia e alla nostalgia del passato, ma non solo, il viaggio alla ricerca della propria anima, della propria intima verità, la fa da padrone in molte liriche struggenti. Versi dedicati a chi ha cura, forse di sé stesso, della vita, dei ricordi, anche di un modo di vivere adeguato. Padre putativo come sempre Rocco Scotellaro, citato direttamente e indirettamente, nella ricerca dei perduti affetti del passato e di una terra natale indimenticata. Pascoli affiora, di tanto in tanto, come un aratro in mezzo alla maggese, si nota Pavese nella poesia racconto e nel ricordo dei campi, dei luoghi che ti videro sconfitto. Ma si nota anche tanta canzone popolare contemporanea, da Bruno Martino (e la chiamano estate) al primo Gianni Togni (e guardo il mondo da un oblò), persino in accenno ai CCCP – Fedeli alla linea, forse inconsapevole (e il loro lavora, consuma, crepa!). Il poeta soffre di meteoropatia, ma non si preoccupa più di tanto, ormai si relaziona al tempo e alle stagioni come un vecchio aratro abbandonato, un vecchio bue aggiogato, una ringhiera arrugginita, una finestra che sbatte nel vento. Per fortuna esiste la poesia che ha a che fare con la verità, che gratta un po’ di verità e la fa emergere. In una stanza buia, la poesia è un cerino, fa un po’ di luce. Quando arriva la notte il poeta fa i conti con sé stesso, trova la linea di congiunzione tra la vita e la poesia, raccoglie i fili della sua esistenza e la mette in versi. Quel che conta è vivere, assecondando le passioni, progredire nel mondo che viviamo, nelle cose che facciamo, in un lavoro sempre uguale a sé stesso ma che non è mai inutile.
Teniamo bene a mente – con il poeta – che C’è ancora un buon motivo …
Incredulo per ciò che avrei potuto fare
e non ho fatto, dire e non ho detto
per pigrizia o forse per incapacità
e noi
che in questo principio di autunno
abbiamo già fatto i conti
con un anno incominciato
tra un mucchio di buoni propositi
noi che portiamo avanti una vita ordinata,
ti svegli,
colazione, lavoro, pranzo,
lavoro, cena, lavoro, dormi,
il giorno comincia con devi, finisce con dovrò,
e in mezzo una serie di cose fatte, adempiute
con l’unico scopo di piacere agli altri, a sé stessi mai
ed io cerco sempre la dimensione,
non dico il senso, sarebbe troppo,
ma vedo fughe, sento agguati,
rassegnati a vivere così,
in questa dannazione meritata,
se siamo qui, mi dico,
è qui che dobbiamo appassionarci
come i ragazzini
che tutte le mattine
mi scrutano dai banchi
ascoltano silenziosi,
tu pensi di coinvolgerli,
in fondo che cambia se ti accorgi presto
che è tutto un gioco di ombre
che la vita è un battito d’ali,
un fottuto battito cardiaco.
Resto muto
come quegli occhioni spalancati
che ti chiedono di dire qualcosa,
un semplice sorriso, uno sguardo amico
e tu lo sai, lo sai
che non è più tempo di sprecare il fiato,
di perdersi nelle cose in cui non credi.
Riempi poi un bicchiere di aglianico,
lo sistemi in mezzo al tavolo,
una manciata di olive nere,
un culo di pane secco,
e ti dici sottovoce
c’è ancora un buon motivo.
E certo che c’è ancora un buon motivo, basta leggerlo negli occhi dei ragazzi che ti ascoltano e che – proprio come noi troppi anni fa – sperano ancora nel domani.
Gordiano Lupi
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