Gordiano Lupi – Stadio Carlo Zecchini
Stadio Carlo Zecchini in un giorno di pioggia. Grosseto ha l’aspetto di sempre, il volto che le ricordavo, forse col cielo imbronciato pare ancora più bella, tra chiese e languori, campanili e dolori, viali alberati e impressione di fiori. E lo stadio è un’immensa grandezza, pure troppo per il poco che serve, pare un gigante in ginocchio che si piega e racconta la storia alla bimba che tiene per mano. Tu non sai, sussurra, che Carlo Zecchini era un gran calciatore, ma mica uno di quei calciatori che fanno i milioni e sposano donne che vedi la sera dai televisori. No, lui era un calciatore di cui la gente ha perso memoria, un cavaliere in punta di spada, piccino, veloce, un furetto, segnava di destro e sinistro, faceva impazzire difese, confondeva pensieri. E oggi allo stadio Zecchini tu vedi le due vecchie squadre di Carlo, il biancorosso che segna la vita, il nerazzurro del tempo perduto, giovinezza a Grosseto, declino a Piombino, destino di serie minori. E quell’acqua che cade dal cielo e bagna ricordi, inzuppa un campo che più non è il campo degli anni migliori, Olimpiadi passate, nascevo e correva Berruti in occhiali da sole. Mia Kansas City, indossa il vestito migliore!, ché oggi allo stadio Zecchini ritorna il passato. Se solo ci fosse Bianciardi potresti sognare, se appena scrivesse Bianciardi poche parole, avresti un vero poeta a narrare i colori di questa partita di calcio di mezza Maremma, tra Piombino e Grosseto. Lascia stare se poi non c’è storia, i torelli son dei mattatori, i ragazzi di nero vestiti e d’azzurro bordati si danno da fare, ma tutto finisce d’un tratto in un fioco bagliore. Grosseto che batte Piombino, tre volte la palla nel sacco, portiere in ginocchio caduto a difendere troppe paure, i sogni che restano tali, domani verranno giorni migliori, intanto si torna sconfitti, si sfolla tra i pini del vecchio stadio e quel triste sapore d’antico delle sue strutture. Carlo Zecchini da una nuvola strana, imbronciata di nero e d’azzurro, sorride; puoi solo vederlo in un fioco bagliore, tra tutto quel bianco e quel rosso, quel cieco furore, la musica forte che canta il vincitore, soltanto un istante lo vedi, appare e scompare con scatto dei tempi migliori, ma sono i suoi occhi che fanno risplendere il sole. Il tempo di tutta una vita non basterà a contenere i giorni di troppi ricordi e le tante occasioni sprecate, non solo sui campi di calcio, purtroppo, non solo sui campi di calcio. E il treno che passa lontano confonde il vento che canta e troppi pensieri, cavaliere stanco che attraversa strade di Maremma e sogni infranti, corre rapido verso San Francesco e Sacro Cuore, poi si ferma, riflette, riparte sbuffando dalla vecchia stazione. Soltanto un istante ripensi a una strada lontana, a un vecchio amore, a troppe partite perdute e vittorie mancate tra le antiche mura. Addio Kansas City, non mi mancherai, ché mica vado a Milano e la vita agra che faccio non è la tua vita, che scorre tra orari di messe e preghiere, cortili di bimbi sudati che scendono scale del duomo, beghine che recitano salmi e rosari. Torniamo alle cose usate e al tempo andato perdendoci nel turbine di tristi pensieri, sogni di rosso colore, sprazzi di passione, acciaio che appare e scompare ma segna il futuro. Verranno, forse, tempi migliori.
(Gordiano Lupi, 13 marzo 2018)
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