I ModiCults: Presente – il nuovo cinema sul passato in Italia con Gabriele Mainetti e Matteo Rovere –

“Presente”: un concetto talmente vasto da lasciarci cedere alla tentazione di scegliere la strada più breve, di trascurare le elucubrazioni infinite che ne potrebbero scaturire per arrivare subito alla stazione più vicina: trattando la nostra rubrica di film, la prima – e più onesta – cosa che ci è venuto in mente è, genericamente, “il cinema del presente”. Sic et sempliciter. Per quanto banale possa sembrare la scelta, non ci facciamo scrupolo a usarla essendo, oggigiorno, di fronte a una rinascita della settima arte in una nuova forma. La maturazione della tecnica digitale è arrivata a un punto tale che saranno sempre meno coloro che rimpiangeranno la costosa pellicola, e consente a molti nuovi autori di girare dei veri film. Talvolta, semplicemente con dei sofisticati cellulari, secondo la nuova modalità chiamata “doppia intelligenza artificiale”. È ovvio che una tale democratizzazione del mezzo porti con sé un’offerta smodata di film a basso costo e di scarso valore, ma chi scrive crede che la massificazione sia un male necessario per passare allo step successivo: una nuova leva di cineasti tecnicamente molto preparati che non siano soltanto un’ élite ma frutto di una vera, e più libera, diversificazione proveniente da varie fonti. Il cinema cambia dunque pelle, e pur affannando nel consumo in sala, viene sempre più fruito via streaming con un’offerta dispersiva per molti, ma succosa per chi ha idee chiare su come selezionare in base ai propri generi preferiti.

Sempre restando sul tema del “presente” possiamo intrecciare questo nostro discorso con ciò che – grazie a una combinazione tra alti budget e tecnologia digitale avanzata a basso costo – fino a qualche tempo fa sarebbero stati lussi impensabili.

Le aberrazioni amatoriali di genere horror degli anni ’90 sono ormai un ricordo lontano, e anche l’equilibrio tra gusto e effettistica è avanzato. Ciò significa che finalmente si può realizzare un kolossal al primo o secondo film, come sta succedendo ad alcuni grandi nomi della nuova leva come Gabriele Mainetti (classe 1976) e Matteo Rovere (classe 1982). Indubbiamente queste due personalità sono state aiutate dalla fiducia riscossa presso distributori e produttori fin dagli inizi, cosa non alla portata di tutti. Tuttavia, anche al netto di questo vantaggio, Mainetti e Rovere restano significativi per descrivere il cambiamento dei tempi. e di come si stia verificando un paradosso: questo “presente”, è in grado di raccontare il passato come mai si era potuto fare nel nostro cinema. 20 anni fa le Majors americane ammisero che grazie ai moderni mezzi digitali e tecnici sarebbe stato finalmente possibile girare la trilogia de ll Signore degli anelli di Tolkien per mano di Peter Jackson, sogno proibito mai potuto realizzare in precedenza se non in forma di cartone animato. Un passato indefinito immaginario prendeva vita insieme a creature gigantesche interamente artificiali ma credibili. Oggi in ltalia si sta vivendo un passaggio simile: i citati Mainetti e Rovere hanno raccontato grazie a questo nuovo cinema del presente, il passato in modo magniloquente. Straordinario fu il risultato artistico di pochi anni fa ll primo re (Rovere, 2019), dove si ripercorre in chiave leggendaria la fondazione dell’Urbe, al punto che lo stesso regista ha potuto recentemente girare la serie Romulus (2020) sullo stesso tema. Così come è straordinaria la favolistica seconda guerra mondiale di Mainetti col febbricitante Freaks out (2021). Si può osare nel raccontare il passato, in questo presente che sa osare.

 

Giovanni Modica