Gordiano Lupi: Le insegnanti della commedia sexy italiana
Edwige Fenech è l’insegnante per antonomasia del cinema sexy anni Settanta. La sua trilogia è fondamentale: L’insegnante (1975) di Nando Cicero, L’insegnante va in collegio (1978) di Mariano Laurenti e L’insegnante viene a casa (1978). Sono tre film che segnano l’immaginario erotico e indicano la strada per il futuro. Vediamoli.
L’insegnante (1975) di Nando Cicero è il capostipite del sotto filone erotico dedicato alle professioni scolastiche. A partire da questo film deriva tutta una serie di pellicole scolastiche a base di studentesse e supplenti che vedono impegnate soprattutto Gloria Guida e Carmen Villani, ma anche Nadia Cassini e Lilli Carati. L’insegnante, scritto e sceneggiato da Tito Carpi e Francesco Milizia, è un grande successo commerciale e il merito va soprattutto al produttore Luciano Martino che ritiene la parte perfetta per Edwige Fenech. Rinuncia pure a cinquanta milioni che i distributori avrebbero anticipato se avesse utilizzato un’altra attrice. La scelta si dimostra azzeccata e il grande apprezzamento da parte del pubblico decreta il successo della bella franco-algerina, che a partire da questo film diventa una presenza fondamentale del cinema di genere. Gli esterni del film sono girati nella suggestiva location di Cefalù, che ricordiamo per le stupende spiagge e per una fotografia unica tra scogliere e mare. Il film parte alla grande e presenta Franco alle prese con i problemi erotici tipici di un diciassettenne che tenta di sfogare con una brutta ma disponibile cameriera. Nell’economia del film la parte scolastica è fondamentale e le gag si sprecano: un ridicolo appello a base di offese in siciliano, un professore che addenta enormi panini ripieni di carta igienica e si fa prendere le mani in una trappola per topi, la cimosa che fa scintille, un insegnante in mutande e via dicendo. La Fenech è una bella professoressa di lettere classiche chiamata a dar lezioni private a Franco (Alfredo Pea), figlio dell’onorevole Mottola (Vittorio Caprioli), un ragazzo ribelle che deve essere promosso a ogni costo. L’idea delle lezioni private è del preside Carotenuto che non vuole perdere l’aiuto dell’onorevole per diventare provveditore e poi i due personaggi sono soci in diversi affari poco puliti. Il preside fa tutto il possibile perché Franco venga promosso e cerca di tirare dalla sua parte anche l’incorruttibile professor Puntiglio (D’Angelo), fidanzato della futura insegnante del ragazzo. La professoressa Giovanna è una Fenech giovane e bella, che recita una parte senza troppo spessore ed è evidente che per Cicero la sola cosa che conta è la sua indiscutibile presenza sullo schermo. Giovanna ha studiato dalle suore, vive ancora in convento, il fidanzato non la tocca neppure e le concede solo pochi baci, però quando va a casa di Franco si presenta in minigonna bianca e il ragazzo sbircia le sue mutande dal fondo delle scale. Cicero si lascia andare ad alcune riprese ginecologiche degne della peggior televisione degli anni Duemila. La macchina da presa insiste su primi piani del sedere della Fenech e su inquadrature particolareggiate delle cosce, soprattutto quando l’attrice si china per cercare dei libri e la cerniera lampo della gonna pare che debba saltare da un momento all’altro. Franco decide che deve fare colpo sulla professoressa, in un modo o nell’altro vuole riuscire a portarsela a letto, quindi comincia a spiarla mentre va al bagno e le ammira il seno dal buco della serratura. In altre sequenze vediamo Franco che sbircia sotto le gonne di Giovanna, guarda le lunghe gambe appena è possibile e cerca di circuirla. Il ragazzo mette in atto alcuni stratagemmi divertenti, il più clamoroso è quello di fingersi omosessuale per avere campo libero in toccatine maliziose. La professoressa cade nel trucco, si dispera per lui e si lascia accarezzare le cosce, stringere il petto e palpare il sedere. La Fenech, su consiglio della madre del ragazzo, cerca di farlo ravvedere da una pericolosa scelta gay, si aggiusta le calze e sfoggia magliette trasparenti che mettono in mostra un seno rigoglioso. Il film termina con la Fenech che non si limita a dare lezioni scolastiche, ma finisce a letto con l’allievo che si fa rimandare in greco per averla vicina anche durante l’estate. Il professor Puntiglio è davvero un cornuto contento mentre sghignazza sulla scogliera e dice: “Fate anche un po’ di esercizio fisico e di flessioni. Non studiate soltanto!”. Contento lui …
Nel cast ci sono anche un ottimo Vittorio Caprioli, il caratterista insostituibile Mario Carotenuto, Carlo Delle Piane, Enzo Cannavale, Alvaro Vitali, Stefano Amato, Gianfranco D’Angelo, Francesca Romana Coluzzi, Ugo Fangareggi e Dada Gallotti. Tra le comparse in classe ricordo il futuro regista Michele Soavi, l’avvocato Simone Ciotti e Lorenzo Mammì. Il gruppo di attori che in seguito sarà impiegato in pellicole sexy-scolastiche (e non solo) è al gran completo e in questo lavoro di Cicero sfila il meglio della commedia all’italiana di quel periodo. Si segnalano D’Angelo e Vitali, ancora poco utilizzati ma che diventeranno baluardi insostituibili della commedia scollacciata. Alvaro Vitali è l’alunno Tatuzzo che si esibisce nella mitica scorreggia-lanciafiamme e in una comica masturbazione praticata da un’orribile puttana della zona portuale con le mani sporche di fichi d’india. Stefano Amato è l’alunno La Rosa, amico grasso del protagonista Franco Mottola, che insieme a Vitali completa il trio degli insubordinati. Amato proviene dal set di Malizia di Samperi, così come Vitali viene fresco di esperienza con Federico Fellini in Amarcord (1975). Gianfranco D’Angelo è un professore di ginnastica (Puntiglio) che ride come un isterico e sfoggia due baffetti da nazista. Enzo Cannavale è Peppino, il simpatico bidello amico del professor Calì (Carlo Delle Piane) e insieme i due progettano di fare grandi cose nel campo della musica leggera. Vittorio Caprioli è l’onorevole, il padre di Franco che a un certo punto accompagna il figlio in una casa di appuntamenti su consiglio del medico. Francesca Romana Coluzzi è la madre di Franco ed è brava nel tratteggiare la parte della donna in ansia per un figlio che crede omosessuale. Per parlare della colonna sonora, composta e diretta da Piero Umiliani, ricordiamo che in un paio di sequenze del film si possono ascoltare Bella senz’anima di Riccardo Cocciante e La bambola di Patty Pravo. Interessante.
Il film è il primo, storico prodotto che inaugura il sottogenere scolastico e contiene tutte le situazioni base che saranno sviluppate in seguito. Michele Massimo Tarantini fa l’aiuto regista e trae ispirazione per girare, nel 1975, La liceale con Gloria Guida nei panni della studentessa Loredana.
L’insegnante va in collegio (1978) di Mariano Laurenti, scritto e sceneggiato dal regista con la collaborazione di Francesco Milizia, Franco Mercuri e Annie Albert. Fotografia di Federico Zanni, montaggio di Alberto Moriani, musiche sono di Gianni Ferrio. Interpreti: Edwige Fenech, Renzo Montagnani, Lino Banfi, Gianfranco D’Angelo, Alvaro Vitali, Lucio Montanaro, Carlo Sposito, Leo Colonna, Niki Gentile e altri caratteristi tra i quali spicca Jimmy il Fenomeno (spazzino isterico). Il film è girato in Puglia, tra Alberobello e Martinafranca, una suggestiva fotografia ci fa ammirare i trulli e le località più caratteristiche. La Regione Puglia è uno degli sponsor, così come lo sono il negozio romano di Albanese, che veste la Fenech, l’acqua Pejo, il J&B, il Crodino, lo Strega, il Punt e Mes. Come tradizione la pubblicità indiretta non manca. La pellicola non è un sequel de L’insegnante, si può ricondurre al lavoro di Cicero soltanto una comune ispirazione di natura scolastica. Montagnani è un ricco industriale che si trasferisce, insieme alla famiglia e al segretario particolare Banfi, in un paesino dell’interno della Puglia. Qui vive con il terrore di essere rapito mentre il figlio (Leo Colonna) frequenta una scuola privata, dove c’è un professore di ginnastica come Gianfranco D’Angelo e ha un compagno di classe come Alvaro Vitali. La Fenech è Monica, una stupenda professoressa di inglese come tutti vorremmo aver avuto, che mentre insegna fa innamorare gli alunni. Carlo le corre dietro invano per tutto il film e scopre che pure suo padre le sta dando il giro, anche se ha già da badare a una focosa amante (la starlet Niki Gentile). Il ragazzo è geloso del padre che per stare solo con Monica affitta pure una stanza dove farsi impartire lezioni di inglese, ma alla fine la bella insegnante si innamora dell’allievo. Un bacio appassionato di Carlo durante la rappresentazione dell’Otello alla Fenech-Desdemona fa da coronamento al loro amore. Montagnani viene tradito pure dalla moglie che scappa alle Haway con il segretario Banfi e lo lascia senza una lira (l’industria era sua). Montagnani viene sequestrato da una banda di rapitori che tanto temeva e Alvaro Vitali gli porta via l’amante Niki Gentile che ha scoperto le sue doti nascoste. Gli attori sono tutti molto bravi, a partire da un irresistibile Montagnani che con la solita verve fa una parte da industriale allupato davvero divertente. La sua passione per la gnocca è tale che lo fa correre da un letto sicuro come quello di Niki Gentile alla caccia della Fenech che però lo manda in bianco. D’Angelo è un professore di ginnastica nazistoide con baffetti alla Hitler e risatine nervose poco rassicuranti che gli allievi bersagliano di scherzacci. Pure lui ci prova con la Fenech ed è l’occasione per vedere la bella attrice vestita con una succinta tutina da ginnastica molto sexy. “A pettorali sta bene”, è il commento di D’Angelo che dopo uno scherzo finisce addosso alla bella insegnante. Vitali è il principale artefice dei tiri mancini scolastici ai danni di D’Angelo e di Sposito, ma ha inventato pure il trucco della doccia senza l’acqua nell’albergo del padre e lo sperimenta prima sulla Fenech e poi sulla Gentile. La seconda volta il risultato è invidiabile, visto che si porta a letto la bella amante di Montagnani che scappa con lui e molla il compagno. Da ricordare la mise insaponata della bella Niki Gentile sotto la doccia che non fa uscire acqua sino all’intervento salvifico di Vitali. La scena con la Fenech è molto più casta, Leo Colonna sbaglia i tempi tecnici e quando entra in camera lei indossa ancora l’accappatoio. Edwige Fenech è di una bellezza solare e matura, si spoglia poco, ma la sua presenza è molto sexy. La pettinatura prevede una messa in piega con capelli castani tendenti al rosso, gli abiti sono molto eleganti e quando parla inglese (pur doppiata) è di una sensualità unica. Le scene ad alta gradazione erotica sono poche. Citiamo una parte onirica dove Leo Colonna immagina uno striptease di Edwige Fenech in classe mentre insegna agli alunni il nome inglese della sua biancheria intima. Lo strip è davvero ben fatto, la Fenech si sfila le calze, poi la gonna, infine sbottona la camicetta e resta a seno nudo mentre sorride maliziosa. Un paio di docce piuttosto caste a petto nudo vedono protagoniste la Fenech e la Gentile, attrice molto sexy che ha lavorato poco nella commedia scollacciata. Ricordiamo anche la recita scolastica con un Otello da burletta recitato da D’Angelo e Alvaro Vitali nei panni di Jago. Desdemona è una bellissima Fenech che piace pure al vescovo chiamato a partecipare alla festa di fine anno. Carlo Sposito è un irresistibile professore dedito alla scorreggia libera che cerca una stanza vuota ogni volta che deve farne una, ma siccome è mezzo cieco finisce per farle tutte in sala professori.
Michele Massimo Tarantini firma L’insegnante viene a casa (1978), ultimo capitolo della saga scolastica di Edwige Fenech, scritto e sceneggiato dal regista insieme a Francesco Milizia, Luciano Martino e Marino Onorati. Interpreti: Edwige Fenech, Renzo Montagnani, Lino Banfi, Alvaro Vitali, Carlo Sposito, Ria De Simone, Marco Gelardini, Lucio Montanaro, Gianfranco Barra e altri caratteristi. Nel cast minore spicca Jimmy il Fenomeno, un assurdo paziente guarito che ogni volta che incontra il medico (Barra) per la gratitudine lo abbraccia e non lo molla più. Il film non ha niente a che vedere con i primi due del ciclo, l’ambiente scolastico non esiste e l’insegnante del titolo è solo una scusa per fare cassetta. La Fenech è Luisa, un’insegnante di pianoforte che parte da Milano e affitta un appartamento a Lucca per stare vicina all’amato Ferdinando (Renzo Montagnani). La trama si sviluppa secondo i canoni della commedia degli equivoci, è girata quasi tutta in interni con poche uscite per le vie di Lucca e nel centro turistico “Il Ciocco”. Niente scuola, dunque, ma le tematiche tipiche della commedia scollacciata si spostano in uno stabile condominiale, dove la presenza della bella pianista provoca il consueto caos tra i maschi. La Fenech giunge nel nuovo appartamento e tutti si ingegnano a spiarla mentre fa la doccia, si dedica alla ginnastica da terrazza o si cambia d’abito. Marcello (Marco Gelardini), il figlio del padrone di casa, e Alvaro Vitali, il figlio del portiere Amedeo (Lino Banfi) praticano addirittura un foro nel muro con un trapano. Tarantini cita se stesso e un simile artificio già inserito ne La professoressa di scienze naturali. Il portiere, suo figlio Vitali e l’amico Marcello sono convinti che la pianista sia una prostituta e tentano nei modi più svariati di andare a letto con lei. Montagnani partecipa alle elezioni a sindaco, imposta la campagna sulla moralità e sulla famiglia, siccome è spostato con Ria De Simone teme lo scandalo e fatica a incontrare la sua amante. Tutti provano a infilarsi nel letto della ragazza, dal portiere, al medico padrone di casa, fino al figlio Maurizio. Luisa viene a sapere che l’assessore è sposato e quando lo scopre con la moglie, per farlo ingelosire, amoreggia con il giovane Marcello. Dopo mille equivoci, Marcello e Luisa finiscono insieme e danno vita a una scena finale ad alta gradazione erotica. Molto nudo in questa commedia degli equivoci ricca di docce, di amanti sotto il letto e di sano umorismo un po’ pecoreccio. Il seno di Edwige Fenech la fa da padrone e c’è anche uno spogliarello intrigante sulle note di “Per Elisa”, con la Fenech che si sfila le calze e Montagnani infoiato che le sgancia la vestaglia e il reggiseno di seta nera. Questa è una delle sequenze più erotiche del film, la macchina da presa si sposta sul sedere della Fenech, quindi inquadra Montagnani che tocca e strizza un po’ ovunque. Il tema di fondo è quello della relazione tra un ragazzo giovane e una donna in età adulta, ma la serietà della parte erotica è mitigata dal ricorso alla battuta facile. In ogni caso dei tre capitoli della saga dell’insegnante questo è il più erotico e scabroso ed è un film che merita ancora oggi un divieto ai minori anni quattordici quando passa in televisione. Gli attori sono molto bravi e su tutti va citato Renzo Montagnani nel ruolo dell’amante che non riesce mai a concludere a causa di comici contrattempi. Carlo Sposito interpreta un colonnello fascistoide che parla a scatti, dice sempre “Cazzo!” e in famiglia comanda come se fosse in caserma. Marco Gelardini è un attore da fotoromanzo, ma nella pellicola deve fare solo la parte del bello che fa innamorare la Fenech. Alvaro Vitali è al massimo della forma e quando vede l’insegnante parte con un “Guarda che culo!” e subito dopo prosegue con un “Arrivedergliele!” (le tette), per poi proseguire con diversi tentativi falliti di andare a letto con lei. Ria De Simone è la moglie dell’aspirante sindaco, si vede poco ma ha il tempo per mostrare due tette niente male che mette in bocca a Montagnani durante un rapporto sessuale. La Fenech è bella come sempre, sfoggia una pettinatura inconsueta con i capelli castani tendenti al rosso e tagliati corti secondo la moda del tempo. Nuda come non mai in un film che rappresenta il suo canto del cigno nell’erotico pecoreccio. Si presenta con una gonna che mostra uno spacco vertiginoso e quando siede fa vedere le cosce, il seno è quasi sempre scoperto e ammiccante, le docce abbondano e il sapone sul corpo la rende ancora più sexy. Molti gli spogliarelli involontari con i ragazzi che la spiano dal buco nella parete mentre fa la doccia o quando si slaccia il reggiseno e si cala le mutandine. Le scene di nudo sono parecchie e molto prolungate, una doccia del primo tempo è quasi interminabile e lo spettatore assiste estasiato a tanta esibizione di bellezza da parte della Fenech. Tarantini è regista dallo stile più spinto rispetto a Cicero e soprattutto a Laurenti e Martino, si nota soprattutto ne La liceale, il suo film più intrigante. L’insegnante viene a casa è sulla stessa falsariga e la Fenech si abbandona più volte alle toccate insistenti di Montagnani e a tentativi di rapporti sessuali che fanno vedere molto. Un’altra sequenza bollente è quella della respirazione a Vitali svenuto, con la Fenech a gambe larghe che gli appoggia il seno sul viso mentre lo aiuta a riprendersi. Vitali si sveglia e si agita a più non posso alla vista degli slip bianchi e di tanta abbondanza a portata di mano. Va citata anche la parte comica tra la Fenech e Lino Banfi con quest’ultimo che equivoca tra lezioni di inglese e prestazioni sessuali. Fenech: “Facciamo un po’ di solfeggio”. Banfi: “Preferisco il maneggio. Comunque si lavora e si fatica per il pane e per la … musica”. Fenech: “Meglio una toccata e fuga?”. Banfi: “La toccata mi piace, la fuga un po’ meno”. Ovvio che finisce con la consueta dose di ceffoni per il povero Banfi. Ma la scena più erotica è quella finale con Gelardini che irrompe in casa della Fenech, la mena di santa ragione, le strappa di dosso i vestiti e infine la getta sul letto e se la scopa. La scena è molto spinta, quasi violenta, pure se mitigata da una doccia conclusiva e da un “Ti amo” appassionato che prelude a un bacio profondo e a un rapporto sessuale molto delicato. In ogni caso la lunga sequenza di botte e sesso con protagonisti Gelardini e Fenech è cinema erotico allo stato puro, non c’è il minimo spiraglio di comicità. Il finale invece è da commedia all’italiana e vede Montagnani amante cornuto sotto casa della Fenech, lei lo saluta e dopo continua a far l’amore con il ragazzo. Il cartellone per l’elezione a sindaco con la faccia di Montagnani assume un’espressione di disappunto.
Il filone sexy scolastico da un punto di vista delle insegnanti non può fare a meno di Carmen Villani, supplente, non ancora professoressa di ruolo. Sono due le pellicole.
La supplente (1975) di Guido Leoni è la prima commedia sexy scolastica, scritta e sceneggiata dal regista insieme a Sandro Leoni, fotografato da Romolo Garroni e montato da Angelo Curi. Le musiche sono di Renato Rascel, le scenografie di Luciano Vincenti, produce la Summit e distribuisce la Euro International Film. Carmen Villani è la professoressa Loredana Cataluzzi e accanto a lei recitano: Dayle Haddon, Eligio Zamara, Gloria Pindemonte, Ilona Staller (si fa chiamare Elena Mercury), Carlo Giuffrè, Gastone Pescucci, Giusi Raspani Dandolo e altri caratteristi. Il film non è molto spinto, la Villani si spoglia poco e lascia il compito alle più disinibite Dayle Haddon, Ilona Staller e Gloria Pindemonte. La storia racconta le gesta erotico scolastiche della giovane supplente Cataluzzi chiamata a sostituire la vecchia professoressa Scipioni. Il ruolo di supplente super sexy interpretato da Carmen Villani è costruito imitando spudoratamente la Fenech de L’insegnante e saccheggiando gli intrighi erotici de La liceale con Gloria Guida. La presenza di Carlo Giuffrè rende la commedia piacevole e divertente, il bravo comico napoletano è un aitante professore di ginnastica che se la fa con la supplente ma poi cede il passo di fronte al più giovane Stefano (Eligio Zamara). Dayle Haddon nei panni della sorella della supplente va oltre i limiti del consentito e fa vedere tutto quello che la Villani tiene nascosto. Il film riscuote un grande successo di pubblico, la commedia erotica di ambientazione scolastica andava alla grande e ammirare seminuda la cantante Carmen Villani stuzzicava la fantasia di molti.
La supplente va in città (1979) è una vera e propria commedia sexy nella quale Vittorio De Sisti dirige Carmen Villani per bissare il successo de La supplente, ma non ci riesce. Lo spettatore si sente preso in giro perché il titolo non c’entra niente con la storia e serve soltanto a evocare nell’immaginario collettivo il vecchio film di Guido Leoni che andò molto bene. Non per niente gli spagnoli lo intitolarono De craida a señora che era più pertinente, anche perché la storia è tratta dalla commedia Da serva a padrona. Il soggetto è di Domenico Calandruccio e Roberto Natale, mentre alla sceneggiatura collaborano Vittorio De Sisti, Jaime Comas e Paolo Mercuri. La fotografia è di Raul Perez Cubero, le musiche sono di Stelvio Cipriani, il montaggio di Anita Cacciolati e Vittorio De Sisti e le scenografie di Jaime Perez Cubero. Produzione italo – spagnola. Come abbiamo già detto si tratta di un finto sequel de La supplente, ma in realtà è la storia della Villani che arriva a Roma e si vendica con il fidanzato che l’ha violentata, si fa assumere come cameriera in una famiglia e si impone come amante di tutti. Alla fine diventa la padrona di casa. Il film è scadente ed è l’ultima esperienza di Carmen Villani nel cinema italiano, un mesto canto del cigno per un’attrice bella e maliziosa che sapeva pure recitare ma che ha avuto la sfortuna di rimanere imbrigliata in un cliché da simbolo erotico che non le apparteneva.
Classe mista (1976) è una nuova commedia sexy scritta da Francesco Milizia, Marino Onorati e Franco Mercuri, fotografata da Federico Zanni, montata da Alberto Moriani e musicata da Giani Ferrio. La protagonista principale è Dagmar Lassander nel ruolo di professoressa, ma Femi Benussi le contende la scena nei panni di una sensuale zia. Alfredo Pea, dopo aver interpretato L’insegnante (1975) di Nando Cicero con Edwige Fenech, è il prototipo dello studente imbranato e guardone che si vorrebbe fare la professoressa. Mario Carotenuto è un editore di pubblicazioni religiose che produce di nascosto fotoromanzi porno, Gianfranco D’Angelo è un divertente bidello, Alvaro Vitali si segnala per le scorregge a comando. La storia è molto esile, fa da contorno a numerose gag che si alternano a brevi scene maliziose e sequenze erotiche girate con le protagoniste femminili. Alfredo Pea si innamora della professoressa Lassander che in un primo tempo lo scoraggia per farlo pensare soltanto a studiare. La zia sporcacciona Femi Benussi pensa bene di prendere il suo posto e di consolare il nipote, ma alla fine Pea raggiunge lo scopo e si fa pure Dagmar Lassander. Una commedia sexy che si inserisce nell’inflazionato erotico – scolastico e che mostra la corda a causa di una protagonista non troppo sensuale. Carmen Villani, Edwige Fenech e persino Lilli Carati hanno fatto di meglio. A parte questo mancano Lino Banfi, Renzo Montagnani e molti interpreti storici della commedia di ambientazione scolastica. Girato a Trani, come La liceale (1975) di Michele Massimo Tarantini, con Gloria Guida, ne ricalca alcune situazioni di contorno. Ottima l’ambientazione pugliese tra trulli, masserie e scorci del suggestivo lungomare di Trani. Resta uno dei film più tirati via di Laurenti, di solito regista preciso e meticoloso.
La professoressa di scienze naturali (1976) di Michele Massimo Tarantini è il classico film che avrebbe potuto interpretare Edwige Fenech. Una bellissima e provocante insegnante (si noti l’allusione) di scienze naturali arriva in una classe per sconvolgere ed eccitare ragazzini alle prime esperienze. Soggetto e sceneggiatura sono del geniale e prolifico Francesco Milizia, una colonna della commedia sexy, ma pure il regista, Marino Onorati e Franco Mercuri danno una mano. Tarantini è bravo a realizzare una pochade scolastica sullo stile de La liceale, pure se questa volta il mondo degli studenti è visto con gli occhi di un’intrigante professoressa. Per il regista è la prima esperienza con un’insegnante, dopo aver realizzato pellicole comico – erotiche con protagoniste poliziotte e studentesse provocanti. In un film come questo non possono mancare le presenze simbolo di Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Giacomo Rizzo, Gastone Pescucci e Mario Carotenuto. Manca solo Lino Banfi per essere al completo. C’è anche Michele Gammino nei panni del dottor Fifì che fa la corte a Lilli Carati e la contende al giovane studente Marco Gelardini. Lilli Carati è alla prima esperienza nella commedia sexy e la vediamo nelle immancabili scene con studenti guardoni che le studiano tutte pur di vederla nuda. La bella insegnante prende in affitto una stanza a casa di uno dei ragazzi e lui si ingegna con ogni mezzo per spiarla: fori nella parete, tubi calati dalla finestra e mo’ di cannocchiale e inevitabili docce nel bagno rubate dal buco della serratura. Ricordiamo una notevole parte erotica subacquea che ha per protagonista la stupenda Lilli. Ria De Simone è un’altra presenza erotica che mostra le sue grazie nei panni di una moglie insoddisfatta che vorrebbe tradire il marito. Lilli Carati ne viene fuori alla grande e si propone come nuova presenza sexy nel panorama del cinema di genere italiano. L’erotismo si fonde bene con la comicità che si affida alle gag di un irresistibile Vitali studente e di un D’Angelo in gran forma, ma pure a scene esilaranti come la partita di calcio tra ragazzi e ragazze. La scena finale con Lilli Carati che si sposa e tutti le tastano il sedere facendo le corna è la giusta consacrazione di una pochade ben riuscita. A Mereghetti il film non piace, pure se concede una stella e mezza. Tentativo poco riuscito di mescolare comicità ed erotismo: la prima si riduce a qualche gag risaputa (specie nella partita a calcio tra ragazzi e ragazze), il secondo è affidato alle grazie di una Carati pre – hard (che si esibisce in un insolito amplesso subacqueo). Giusti su Stracult la vede in modo diametralmente opposto definendo la pellicola come notevolissima prima commediaccia scorreggiona con Lilli Carati e unica regia di un professoressa – movie per Tarantini.
Nadia Cassini scende in campo come professoressa di ginnastica ne L’insegnante balla … con tutta la classe (1977) di Giuliano Carnimeo, che resta nell’immaginario collettivo per lo spettacolo del sedere della bella protagonista disteso su un lettino per massaggi. L’insegnante balla … con tutta la classe è vera commedia sexy che vede per la prima volta Nadia Cassini protagonista assoluta. La bella attrice statunitense è la professoressa Claudia Gambetti che attizza le voglie represse di Alvaro Vitali (Anacleto il bidello), Lino Banfi (professor Mezzopane), Mario Carotenuto (preside), Renzo Montagnani (professor Martorelli) e un bel gruppo di studenti assatanati. Il cliché è quello collaudato dello scolastico puro all’insegna della commedia erotica. La Cassini insegna niente meno che dance music in una classe di ripetenti e possiamo immaginare i risultati. Ne viene fuori un’esaltazione del sedere di Nadia Cassini, strizzato in calze attillate e in body trasparenti. In questo film vediamo la mitica sequenza che è rimasta impressa a caratteri di fuoco nell’immaginario collettivo dei ragazzini anni Settanta. Un vero cult masturbatorio che nel finale si apre alla vista liberatrice del fondoschiena di Nadia Cassini completamente nudo e massaggiato dalle avide mani di Lino Banfi truccato da donna. Il sedere della Cassini buca lo schermo e diventa protagonista assoluto di una pellicola che non è un’opera fondamentale, ma il pubblico maschile la ricorda bene. Mario Carotenuto è un preside che gioca ai cavalli e sperpera tutti i soldi nell’insana passione e Alvaro Vitali cerca di salvarlo convincendolo a iscrivere a una gara di ballo la bella insegnante. Le scene in discoteca ricordano La febbre del sabato sera, ma le cose che restano impresse sono le sequenze dove la Cassini insegna i passi di danza ai maturi colleghi. Va citato soprattutto il “Lo prendo … non lo prendo” per imparare a ballare “la raccolta del melone”. Lino Banfi aspira a diventare preside e tiene in camera un poster di John Travolta, tanto che alla fine balla vestito di bianco proprio come il suo eroe. Le pellicole sexy interpretate da Nadia Cassini non sono molte e sono tutte incentrate sull’analisi particolareggiata e ripetuta delle sue bellezze posteriori.
L’insegnante al mare con tutta la classe (1980) di Michele Massimo Tarantini dimostra che la commedia sexy è al canto del cigno, anche se alla guida del film c’è uno specialista del genere non è facile inventare qualcosa di nuovo sul tema scolastico. La Rizzoli è molto bella ed è pure una buona attrice, ma ha la sfortuna di raggiungere la popolarità quando le cose migliori sono già state dette. La pellicola si deve misurare con la trilogia interpretata da Edwige Fenech e anche con le commedie minori degli anni Settanta che vedono imperversare sexy studentesse e docenti allupate. Il film è scritto da Milizia, Mariuzzo e Tarantini, ma ricalca situazioni già viste e sfrutta i soliti canoni del passato. Nel cast sono fondamentali le presenze di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Franco Diogene, Francesca Romana Coluzzi, Adriana Facchetti, Jimmy il Fenomeno e Gino Pagnani. Il problema è che questa insegnante arriva troppo tempo dopo le altre per destare un motivo di interesse. La curiosità degli spettatori è stata soddisfatta ampiamente e questa versione marinara della professoressa va incontro a un insuccesso annunciato. La Rizzoli si mostra molto nuda e le situazioni voyeuristiche vanno dagli studenti che la spiano dietro le rocce ai professori appostati dietro al buco della serratura. La trama del film parte da un’idea presente ne L’insegnante di Nando Cicero (1975) e racconta la storia di un padre ricco (Banfi) che invita una procace insegnante di francese (Rizzoli) nel suo albergo al mare per dare ripetizioni di francese al figlio (Gelardini). Questa è la scusa ufficiale di Banfi che in realtà vuole portarsi a letto la Rizzoli. Marco Gelardini interpreta lo studente affascinante che conquista la bella insegnante di francese. Lino Banfi, perennemente arrapato, sposato con la giunonica Francesca Romana Coluzzi, finisce addirittura in carcere per guai finanziari e la moglie si consola con l’inserviente Alvaro Vitali. Banfi e Vitali sono i padroni assoluti della parte comica giocata su sberle e capitomboli, in omaggio al cinema muto, alla pochade e a Stan Laurel e Oliver Hardy. Tarantini cita se stesso inserendo ancora una volta la gag di Vitali che concupisce la moglie di Banfi e uno spogliarello subacqueo della Rizzoli che ricorda quello di Lilli Carati ne La professoressa di scienze naturali. Lo strip è molto erotico, vediamo carezze sensuali tra lei e Gelardini, ma la differenza fondamentale con l’altra pellicola è che il rapporto si consuma nella piscina del’albergo e non in mare. L’insegnante al mare con tutta la classe resta un film divertente interpretato da un bel cast. Lino Banfi esordisce con il classico Una parola è troppo e due sono poche e finisce per esplodere dentro un’auto venduta dal concessionario Dino Cassio dopo una gag da cartoon. Franco Diogene è lo zio preside che non riesce a evitare che il nipote venga rimandato in francese ma è anche colui che suggerisce a Banfi di invitare al mare la bella insegnante. Francesca Romana Coluzzi è la sorella del preside e torna a rivestire il ruolo di moglie di Banfi dopo L’infermiera di notte di Laurenti. Un ruolo simile lo aveva interpretato anche ne L’insegnante di Cicero, ma in quella pellicola era Mario Carotenuto a rivestire i panni del marito. Alvaro Vitali è un imbranato inserviente dell’albergo al mare, nella realtà l’Hotel Continental di Tirrenia, tra Pisa e Livorno. La parte comica lo vede come vittima designata di sberle, sputi e generosi schiaffoni regalati da Banfi che mette in scena una comicità molto fumettistica. Anna Maria Rizzoli è molto sexy, si presenta in una mise seminuda con biancheria intima bianca e seno in bella evidenza, ma soprattutto si fa apprezzare per un equivoco erotico con Vitali. La bella insegnante scambia il cameriere per l’alunno rimandato a settembre e dice: “Uso un metodo francese. Lo facciamo per due ore di seguito”. Vitali capisce tutta un’altra cosa e non pensa certo alle traduzioni. Rimedia un sonoro schiaffone. La Rizzoli interpreta alcune scene spinte con Lino Banfi, infoiato assalitore delle sue grazie muliebri e interprete di situazioni tipiche della pochade. Tutto il film si basa sulla commedia degli equivoci, uomini nascosti in bagno, sotto il letto, mogli che arrivano sul più belo, uomini vestiti da donne, innamorati assurdi respinti e malmenati. Non mancano i classici momenti della commedia sexy con Vitali che spia la Rizzoli dal buco della serratura e rimedia lo spray abbronzante in un occhio. Tarantini ironizza su La corazzata Potëmkin (1926) di Sergej M. Ejzenštejn in una sequenza con Lino Banfi in carrozzina vestito da pupo che scivola lungo una scalinata. Gino Pagnani è divertente nei panni di un insegnante che porta la classe al mare e si invaghisce di un improbabile Lino Banfi truccato da donna argentina. Il comico pugliese le prova tutte pur di stare da solo con la Rizzoli, ma non riesce neppure a farle avere un mazzo di fiori perché sul più bello interviene sempre la moglie. Una gag fumettistica vede Vitali, Banfi e il portiere sfidarsi nel lancio delle caccole con sottofondo musicale da spaghetti western. Un’altra scenetta surreale vede una bottiglia di spumante che si versa ed esplode a comando, soprattutto sempre ai danni del povero Banfi. Il finale mostra una bella parte sexy con il già citato strip in piscina e un rapporto appena accennato tra la Rizzoli e Gelardini. Lino Banfi è finito in galera per problemi finanziari e qui vediamo uno scontro western a base di arance con Vitali che gli ha fregato la moglie. Gino Pagnani attende Banfi in galera ed è ancora convinto che sia un’affascinante argentina. Un grido di dolore e spavento chiude una pochade divertente che si guarda ancora con piacere.
Sandro Lucidi è un montatore che gira soltanto due pellicole, ma la sola commedia sexy è La maestra di sci (1981), che vede impegnata Carmen Russo accanto a Andy Luotto, Sonia Otero Daniele Vargas, Giacomo Rizzo, Renzo Ozzano, Ghigo Masino e Cinzia De Ponti. Si tratta di una tarda commedia erotica scritta e sceneggiata dal veterano Piero Regnoli che ambienta vecchie gag e situazioni scabrose in mezzo alle nevi. Il film è abbastanza divertente, ma è certo che Andy Luotto non vale Renzo Montagnani o Alvaro Vitali, così come la Russo non è la Fenech. I meccanismi della commedia erotica risentono del passare del tempo e le situazioni voyeuristiche sono ripetitive. Carmen Russo è una fotomodella molto disinibita che per entrare in possesso di un’eredità ceca di ricostruirsi una rispettabilità come maestra di sci. Andy Luotto è il fotografo che scopre il marchingegno e manda all’aria il piano della bella Carmen. Non mancano le docce e gli allupati che spiano dal buco della serratura, il fisico della Russo è straripante, ma i temi sono sempre gli stessi. Mitico il giudizio di Paolo Mereghetti: “Qualche equivoco e pochissimi vestiti per una farsa italiana di serie Z. Primi piani in totalvision sui meloni di Carmen Russo: una pacchia per i fan”. Concludo la rassegna citando il modesto L’insegnante di violoncello (1989) di Lorenzo Onorati, sempre interpretato da Serena Grandi.
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