“L’iris di Monet” di Nicola Nucci
“Bevanda al gusto di tè” al bancone del bar, nel parco di Villa Alfieri, per il pakistano della discoteca. Bevanda al gusto di tè adesso, oggi, domani, sempre… “SEMPRE TEMPO PER UNA BEVANDA AL GUSTO DI TE’ ” lo spot alla tv. Al supermercato: sguardi scuri, appassiti, gente che sembra dire “Inniettami in vena una bevanda al gusto di tè e non fare domande”. Con la palestra in fiamme e l’orizzonte che arde. Nei tramonti chimici, la sala riunioni, il monsignore dei cieli inquinati, ti sei perso? Hai peccato?, “Pure tu cerchi una bevanda al gusto di tè?” prima di andare a messa, o a dormire, mentre vai a pisciare. L’incoscienza della professoressa maldestra- mente lucidissima: “Bevanda al gusto di tè” in tutta Scampia, e a macchia d’olio nel resto della penisola-. Vuoi fumare? Conosci Mastercard? “Hai tutte le tue dosi?”, sei davvero felice? Sogni anche tu una bevanda al gusto di tè, o un folle amore, per partire… andare via, nel baluginio liquido dei tuoi occhi, di un istante, nel ricordo di un liquido ambrato, di una bevanda al gusto di tè. Che hai le scarpe nuove- ma consumate-, e in tasca pochi spicci, tipo la paghetta dei tuoi genitori, e fumi hashish e intanto cerchi l’amore o in alternativa una bevanda al gusto di tè. Allora sì, vento del nord: accarezzami, portami via, fammi correre, cacciami lontano dalla tua vita, togli via quel sapore, quello di bevanda strana, e nociva. Che in ogni caso siamo tutti vittime, screensaver bloccati. Ok, non facciamo altro che cercare una vita, un mare limpido, un sogno da rincorrere mentre arrivano i barbari, e così l’inverno mutila i giorni, e le attese, e si finisce in un bar di periferia a guardare la serie A, a bere liquori inquinati, ad ingannare la vita, quale vita? Questa vita! Qui, oggi, in attesa di un’onda lunga, di un giorno da ricordare, di una bevanda al gusto di tè. E intanto lo sguardo appassisce, e il corpo si rattrappisce, e le ombre si accorciano, si sovrappongono, e i passi si fanno lenti, e claudicanti, e venderesti il tuo bilocale in centro per quella cazzo di bevanda al gusto di tè che, detto tra noi, nemmeno ti piace più di tanto! Ne sei succube, ecco, non puoi decidere, non sei più tu, non è più lei, tutto un miscuglio di coloranti, di giorni, di esperienze andate male, di lavori interinali… E allora ripensi a quando tutto era diverso: adesso sei innocente, ti capita di specchiarti nelle pozzanghere, o sulle fiancate del bus della Tiemme. Bevanda al gusto di tè sullo smartphone, tra le pieghe del pc. Ci sono due ragnatele, non hai il biglietto, sei felice, ti abbandoni lieto al tuo essere, a quella bevanda al gusto di tè che ti piace tanto. Sorridi? Sorridi ad una sconosciuta. Non hai la più pallida idea di chi sia. È così bella… scendi alla tua fermata, quella con l’iris di Monet.
Lo sai per certo: un po’ come la tua giovinezza.
Non la rivedrai mai più.
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