Michele Gonnella – Movida e vampiri
Claudia vedeva la movida come una sorta di moderna religione pagano-orgiastica: vivila a pieno, senza controllo, e ti darà il meglio. Dall’inizio della sua adolescenza aveva perseguito in quest’ideologia quando finalmente, all’età di venticinque anni in un incerto giugno passato a bere al “Joe delle Onde” non aveva trovato l’anima gemella. Bello, alto, slanciato, ma soprattutto notturno, misterioso, sempre pronto ad accettare ogni slancio di vita, ogni bevuta, ogni momento rubato per sparire e continuare la pratica della movida in modo più privato, appartato, senza ritegno tra alcool, sesso e cocaina.
Gli aveva chiesto più volte di uscire per andare al mare anche di giorno ma lui, categorico, so megava: tanto sballo ogni sera gli richiedeva intere giornate a dormire… Che cazzo faceva nella vita, per permettersi quel festino sfrenato che era la sua esistenza? Ma chissene. Offriva sempre, e la coca che portava non aveva eguali. Ovvio che a uno così non si poteva dire di no quando, nell’afa di una notte di inizio luglio, le aveva proposto di provare uno sballo anche meglio dell’LSD e del crack. Lei si aspettava chissà che quando l’aveva portata nei cessi del Joe: le aveva chiesto di chiudere gli occhi e prepararsi, lei aveva ubbidito… E non aveva mai sentito niente di meglio di quelle due punture sul collo. Endorfine e ormoni andarono ovunque nel suo corpo, facendola gemere e sobbalzare sguaiatamente come non ci fosse un domani. Quell’orgasmo esistenziale durò pochi minuti, e non appena lo sentì scemare aprì gli occhi, trovando il suo bel tenebroso con le labbra sporche di sangue, i canini allungati.
«Dé ma teee…» biascicò, sentendosi debole.
Lui parve in apprensione. «Non avevo altro modo per dirtelo, mio fiore»
«Boia Kevi’ come sei romantiho.» Gli sorrise. Era un vampiro, certo, ma in quel momento non riusciva a provare stupore o ansia. Solo l’amore del caos baccante che lui le aveva iniettato giorno per giorno, fino a quella protomorfina finale, colpo di grazia del suo lungo corteggiamento.
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Il loro amore era proseguito, questa volta senza più bugie sulla luce del sole e sui suoi poteri: forza disumana, velocità supersonica, sensi sopraffini, artigli, zanne e invisibilità.
«Boia bimbe un potete capi’, ciò ir mio uomo che è tipo guappone di Crepuscolo, ma senza che pare ci abbia i brillantini al sole…» Così avrebbe voluto dire a Tatiana e Marika, le sue grandi amiche e compagne di sacrestia in quel culto che è la vita notturna. Ma non poteva, l’esistenza dei vampiri era segreta e tale doveva rimanere.
L’idillio oscuro continuò così, fino a che, durante una delle loro effusioni, Kevin non urlò di dolore. La ragazza inorridì quando, cercando cosa avesse ferito il suo amato alle spalle, non gli trovò un pugnale piantato sulle scapole con una lettera. Lei estrasse l’arma e fece per leggere la missiva mentre la ferita si rigenerava, ma lui gliela strappò di mano.
«Merda.» Gli sfuggì.
Lei trasalì, con le lacrime agli occhi «Boia dé per esse’ sboccato te dev’essere un casino per ridere».
Sospirò «Perdonami Claudia, credevo di non avere rivali nel territorio livornesi, eppure qualcuno pretende la mia terra».
«Oimmene, cosa vuol dire?»
Lui abbassò gli occhi «Un duello,» rialzò lo sguardo verso di lei, «ma non temere, nessuno può tenermi testa in zona».
Gli sorrise «Bene son contenta ma dé, un t’arrischia’».
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L’appuntamento era in cima a Palazzo Roma, il grattacielo più alto di Livorno. Kevin era arrivato in anticipo e Claudia aveva voluto seguirlo a tutti i costi, non voleva saperne di starsene a casa ad aspettare di conoscere le sorti del suo amato… Avrebbe vissuto le conseguenze della movida fino all’ultimo, che si fosse trattato di rigozzare tre-quattro “e chi se lo ricorda” caipirosche o di abbracciare il proprio amore vincitore in una guerra tra signori della notte.
Lei se ne stava vicino alla porta delle scale in silenzio mentre il vampiro, cupo e riflessivo, scrutava la luna: la mezzanotte era vicina… E quando l’astro d’argento giunse al punto più alto della volta celeste, un’ombra apparve alle spalle di Claudia.
«Attenta!» Urlò Kevin, percependo l’intruso.
«Lei non mi interessa.» Lo rassicurò lapidario l’uomo in nero, superandola e avanzando lentamente verso l’avversario. La sua sagoma, slanciata e muscolosa, era avvolta da aderenti abiti neri, una calzamaglia gli copriva aderente il volto.
«Almeno sei un vampiro d’onore.»
L’oscuro straniero parve inclinare il capo, lo sguardo stranito. Poi scosse il capo «Cominciamo?»
Kevin annuì «Dé, sì.» E si lanciò verso di lui, artigli sguainati e zanne pronte a mordere.
Il primo scambio, nella tensione di Claudia, si esaurì in un pareggio: le pareva di vedere già il nemico cadere in pezzi, ma ogni colpo dell’amato incontrava la resistenza sovrannaturale degli avambracci avversarsi, che contrastavano ogni colpo senza riportare alcun danno. L’oscuro tentava di contrattaccare coi pugni, di tanto in tanto, ma la velocità di Kevin bastava a schivarli. Il vampiro ghignò, certo della sua superiorità, e concentrò il suo sangue per superare il nemico in velocità…
Sparì nel nulla, troppo veloce per essere percepito. La donna, trepidante di tanto potere, sia aspettò di vedere il nemico preso dallo sconforto, ma questo non si mosse. Al contrario, sembrò rilassarsi, e quando Kevin comparve alle sue spalle per tagliarlo a metà, questo si girò… E fu il vampiro a urlare, volando indietro. Atterrò accanto alla sua amata e questa si sentì perdere un battito: sul petto di Kevin c’erano tre artigliate.
«Prevedibile.» Commentò l’oscuro, dalle cui mani grondava sangue.
Kevin si rimise in piedi «Come ha fatto?!»
Quello fece spallucce e balzò in avanti di nuovo, arrivò a portata d’artiglio e balzò di nuovo indietro, evitando le unghie ferali del non morto di un soffio. Quest’ultimo tentò un secondo assalto, ma un’improvvise nube di fumo vanificò i suoi tentativi. Fu il suo momento di stare fermo in ascolto, ma tutto quel che sentì furono una serie di punture brucianti, roba forte, che non avrebbe mai potuto rimarginare…
«Frassino?!» Aghi di frassino si infilavano nelle sue giunture, bloccandole, il bastardo aveva fatto tutto in estremo silenzio, rapidamente… «Vile traditore, tra i vampiri è un’arma proibita?»
Una voce nell’orecchio lo raggelò ben oltre il freddo della morte «Non ho mai detto che sono un vampiro.»
Quando il fumo si diradò, c’era solo un cumulo di cenere dove Claudia aveva visto Kevin l’ultima volta. La povera donna aveva perso il suo amato e imparato tre importanti lezioni sulla movida:
1- La movida dà, la movida prende.
2- La movida nasconde l’oscurità più profonda.
3- I veri signori della notte sono i ninja, con i loro guanti artigliati, shuriken, fumogeni, kunai, ninjate bastarde e tutto il resto.
Michele Gonnella
Michele “Noccaghignante” Gonnella è uno scrittore pugilistico labrolucchese classe ’88. Oltre a queste due cose si occupa di tè, caffè e di una serie di lavori atti a rubare stipendi. Nella fedina penale ha un manuale di rissa e un thriller che nessuno è ancora riuscito a incasellare in un genere ma, sopratutto, è uno dei fondatori di Ignoranza Eroica: campione dello Zappa&Spada e precursore del meNare, è una delle penne di N di meNare 1 e 2. Il suo ultimo progetto è atto a perculare Dan Brown parlando di sante che assaltano il demonio a bordo di un apino, e ogni tanto si diverte a mandare materiale all’ultimo al Trama perché è un malvagio.
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