Nino Genovese – Voltapagina – Alberto Minnella e il noir siciliano
È Siciliano e giovane l’autore della trilogia che ha come protagonista il commissario Portanova, edita dal brillante editore Carlo Frilli, che offre una casa di tutto rispetto a un altro talentuoso scrittore di noir.
Il gioco delle sette pietre, Una mala jurnata per Portanova e Portanova e il cadavere del prete sono tre titoli che non possono mancare sotto l’ombrellone, per far calare le ombre sul sole rovente dell’Estate prossima a venire.
Lo scenario della saga è la Siracusa del 1964. Epoca (fortunatamente?) priva di telefonini, tablet e connessione Internet. Proprio sullo sfondo della Sicilia degli anni sessanta si muove un commissario sornione, che profuma di sigaro Toscano e poco disposto al compromesso, ma attento a capire se dinanzi a lui si presenti una persona d’acqua dolce o salata.
Nel primo libro della trilogia (Il gioco delle sette pietre) l’Autore racconta le vicende del commissario Portanova in terza persona, invece nelle altre due vicende l’Io narrante dà una visione soggettiva non solo degli eventi, ma anche dell’ambientazione. Sembra quasi che Minnella abbia voluto preparare il lettore con il primo libro, nel quale analizza dettagliatamente la topografia della città, con tutti i suoi colori e sapori. Per chi, come me, è innamorato di Siracusa e Ortigia, è stato gradevole assaporare il vento che soffia sul Castello Maniace, mi sembrava quasi di passeggiare nei pressi della Fonte Aretusa.
Lo stile di Alberto Minnella è un misto di italiano e dialetto siciliano, ma non quello incomprensibile di altri libri, bensì un connubio ben equilibrato per permettere al lettore di calarsi nella parte del commissario. Un Siciliano che si rispetti mescola sempre una piccolissima percentuale di frasi dialettali all’italiano.
Ne “Il gioco delle sette pietre” Paolo Portanova sarà costretto a indagare, anche con un pizzico di soddisfazione (per rompere la monotonia), su un omicidio senza cadavere. Si svolge tutto nella notte tra il 31 dicembre 1963 e il 1 gennaio 1964. Un’indagine serrata e senza tregua condurrà il lettore verso un finale amaro.
Ne “Una Mala Jurnata per Portanova” il commissario indagherà sull’omicidio di Sebastiano Spicuzza, figlio di un cordaro della città e sulla scomparsa del padre, a due giorni dall’attracco della nave Esperia. Sembra un caso senza fine e senza soluzione.
Nell’ultimo libro della saga “Portanova e il cadavere del prete” un prete è precipitato da una finestra ed è morto. Sul luogo del rinvenimento padre Mariano è riverso sul selciato e la posizione del corpo suggerisce subito al medico legale che l’uomo si è buttato di sotto volontariamente, insomma che si è suicidato. Ma il commissario Portanova non riesce a convincersene in pieno: perché il cadavere del prete è nudo? Perché la tonaca è poggiata ordinatamente sul letto della stanza da letto dalla quale si sarebbe gettato? E soprattutto non si capisce cosa ci facesse padre Mariano nella casa (disabitata) di Natale Scimeca, un losco personaggio che tra l’altro da qualche tempo è in carcere, accusato dell’omicidio del maresciallo Agrò.
Tre libri da leggere, pieni di ironia e soprese, scritti da uno degli autorevoli protagonisti del noir Siciliano contemporaneo.
Nino Genovese
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