Sergio Calzone – Storiacce editoriali – Machine learning
Machine learning
E al termine del lungo pontile di legno un alba radiosa e rosa sembrava che anticipava la loro immensa felicità futura!!!!.
FINE
Dai, e uno sballo! Ci o messo tutto quello che sentivo dentro e ora e finito e sono ancora emozionato per una sperienza incredibile!
Devo farlo leggere a Nini. Lei mi dirà “Pucci ma e magnifico! Pucci lo sapevo che eri un vero scrittore! O Pucci!” Mi dira’ cosi’ e io saro’ a mezzo metro da terra. Poi un editore e via! E i premi letterari! Grande!
E mica mi e costato fatica. Mi mettevo li, scrivevo e tutto veniva facile, facile, perché ci mettevo quello che sentivo dentro. O forse l’o gia’ detto. Pero’ e vero: scrivere e solo questione di esprimere quello che senti dentro. Non serve altro. E incredibile! Potrei scrivere per tutta la vita!
E mio zio a un amico che a un fratello che insegna italiano alle medie. Ci penso da un pò. Se ci chiedo ecco che quello li il prof melo legge e mi dice che nè pensa. Io so che e roba forte ma voglio che Pucci vede che faccio sul serio, che faccio leggere io! Mica sono come quelli che pensano di saper solo loro! O il mio diploma ma mica mi sono montato la testa. So che ci sono gente che sanno comè che si scrive e per questo lo do a uno che sa. Così mi dice che vale e io sono apposto!
«Pucci e arrivata la màil di quello che insegna. Sai? Il prof che gli ai spedito la roba…»
«La roba Nini! Dobbiamo abituarci a chiamarla per nome! Si chiama la prima alba sul mare! Chiamiamola per nome!»
«Ai ragione Pucci! Scusa al tuo orsacchiotto. E che ci vuole per abituarsi che sei uno scrittore!»
«Lo credo bene! Vedi pero’ che il prof a scritto e allora ci piace la prima alba sul mare. Che a scritto?»
«Non vuoi leggere te?»
«Na! Quelle li si chiamano recensioni e le deve leggere un altra. E così che funziona».
«Che? Ne sai di cose Pucci!»
«Se vuoi scrivere un libro devi saperle le cose. Sono dentro di te ma devi tirarle fuori e e una cosa che fa male».
«Povero Pucci…»
«Ma che a scritto il prof?»
«Vuoi che te lo leggo?»
«E leggi. Così per conferma…»
«Cfr.»
«E?»
«Cè scritto cfr punto».
«Ma va!»
«Guarda te se non ci credi!»
«Cfr punto. Ma no Nini. Cè anche scritto allegato».
«Cfr punto allegato. Si».
«Te spiego. Il prof a studiato e sa che allegato e quando uno attacca a una màil un altra cosa scritta. Mi capisci si? Vedi che in basso cè il segno che cè un altra cosa scritta. Tu clicchi su quella e leggi…»
«Ne sai di cose Pucci!»
«Faccio lo scrittore…»
«Eggia’. E cfr punto?»
«Si vede che voleva scrivere conferisco con l’allegato e sé imbrogliato. Simbrogliano anche i prof chetticredi?»
«E che faccio? Clicco?»
«E te clicca, vai!»
«Cliccato. E dice di cliccare di nuovo».
«E te clicca di nuovo!»
«Cliccato. Oi! Viene fuori una pagina scritta. E proprio come dicevi te Pucci!»
«Sono scrittore o no?»
«Eggia’ che lo sei! E che faccio? Leggo?»
«Leggi. Leggi. Sentiamo che dice il prof…»
«Leggo. “Caro signore”…»
«Che tioddetto? Mi dice gia’ caro ecche vol dire? Che la roba gli e piaciuta!»
«Essi’ Pucci: mica uno dice caro a uno che gli sta sul culo, no?»
«E proprio cosi’! Dai continua Nini».
«Allora. “Caro signore, ho letto con attenzione il suo testo e non ho tardato a farmene un’idea molto precisa”…»
«Capisci Nini? E roba così forte che si e fatto subbito una idea. Mica scemo il prof eh?»
«E un prof. Uno che a studiato e che a una cultura. E fin dall’inizio si vede che ci piace la tua roba!»
«Si chiama la prima alba sul mare! Chiamiamola per nome!»
«O scusami. M’ero scordata. La prima alba sul mare! Gia’ il titolo mi mette addosso un calore… Se non fosse che cè la mail del prof eh credo che ti salterei addosso!»
«Buona adesso. Poi ti faccio quella cosa che ti piace tanto…»
«Si Pucci facciamola quella! Adesso leggo…»
«Leggi…»
«Leggo. “In realtà, non è stato necessario andare oltre la prima pagina, per capire di che cosa si trattasse”. Cosa vuol dire con questo Pucci? Non capisco…»
«Che cosa vuol dire Nini? Vuol dire che ha capito subito quanto acchiappa il libro!»
«Acchiappare acchiappa. Sicuro sicuro!»
«Questo qua questo prof e un grande! A capito subito, capisci? Vai avanti e leggi».
«Leggo. “Credo di non aver mai visto un testo tanto, diciamo, particolare…”»
«Dice diciamo! L’ha fatto leggere a altri, vedi? Incomincio a essere conosciuto! Parte tutto da li. Sei conosciuto e allora ti pubblicano. Ti pubblicano e vinci i premi. Vinci i premi e vendi due o tre milioni di copie!»
«Pucci, vuol dire che diventiamo ricchi?»
«Ricchi. Ma non e mica quello che conta sai?»
«Non e quello?»
«Ma no Nini. Quello che conta e la fama. Dopo quel successo non sono piu’ io che devo sbattermi a cercare un editore. Sono loro che vengono e con i contratti e gli assegni in mano! Poi cè la televisione e dopo il cinema. Fanno i film con le storie dei miei libri, Nini!»
«O Pucci…»
«No! Non è il momento per mettersi a piangere! Devi leggere. E lunga la cosa che a scritto?»
«Ce nè ancora un po…»
«E sentiamo. Non e che io voglia sentirmi lodare Nini. Pero’ fa sempre piacere, fa!»
«Credo bene! Ecco: “Ho letto da qualche parte che Google ha in progetto una macchina da inserire nei computer: una specie di intelligenza artificiale che dovrebbe aiutare le persone a scrivere in modo corretto. In pratica è quello che definisce una machine learning, cioè una specie di apprendimento automatico. C’è un correttore che esamina tutti i problemi che riscontra in un testo: da un semplice refuso fino agli errori di sintassi e addirittura di struttura della frase. Ebbene, il mio benevolo primo suggerimento è quello che lei dovrebbe munirsi il più rapidamente possibile di questa machine learning, e di chiedere a questa risorsa di compiere il miracolo: di trasformare, cioè, il suo itagliacano in qualcosa di presente in natura”. Tu ai capito qualcosa Pucci?»
«Dice che ci sono dei refusi…»
«Eccheccosa sono i refusi?»
«Gli errori che fa la macchina quando gli dici di scrivere una cosa e lei ne scrive un altra».
«Forse te le o gia’ detto ma ne sai di cose Pucci!»
«E forse io ti o detto che faccio lo scrittore…»
«E gia’ si vede sai?»
«Comunque noi ci abbiamo un computer vecchio e si vede che il prof consiglia di prendere questa machina lernia per farlo moderno. Possiamo farlo no?»
«Possiamo si! Se serve si fa no?»
«Ma poi il prof ha detto prima che a un primo suggerimento che e questo e ci sta. Vuol dire che ne a un altro no?»
«Eggia’. Infatti la mail continua sai?»
«Leggi leggi dai che magari parla di un editore!»
«Leggo Pucci. Speriamo! “A malgrado la machine learning che potrebbe aiutarlo, al massimo, nei pacchiani errori sintattico-grammaticali che rendono il suo testo, al massimo, una parodia di racconto, credo che nulla di ancora inventato da Google o da chiunque altro sulla Terra possa rimediare alla melensaggine, alla goffaggine, alla balordaggine, all’insulsaggine e financo alla scempiaggine di quanto è andato scrivendo. La diffido formalmente di farmi perdere altro tempo e di riempirmi di disgusto con una sequenza di parole senza nemmeno il dono del maccheronico! Che non mi capiti mai più sott’occhio qualcosa di suo!” O mamma! Che cosa fai adesso Pucci. Ti scongiuro non metterti nei guai!»
«Perche mi dovrei mettere nei guai, Nini? Non sai che questa si chiama nel nostro linguaggio di scrittori una stroncatura. Sai quando capita? Quando l’invidia di chi legge e troppo grande per poter contenere essa. Una stroncatura per noi e come una decorazione per un soldato…»
«Oddio ne sai di cose Pucci!»
«E be faccio lo scrittore…»
Sergio Calzone
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