Stefano Obloquor – Ferro e fuoco – La guerra nel fumetto
Mettere a ferro e fuoco, un’espressione sicuramente molto colorita e che non ci capita di utilizzare nella vita di tutti i giorni. Eppure, al suo interno, possiamo ritrovare il riferimento ad un passato dove gli echi delle guerra risuonano ancora oggi. Noi stessi viviamo in un paese, l’Italia, in cui è difficile trovare anche un solo chilometro dove non si sia mai combattuto. Tutte queste guerre, battaglie e saccheggi lasciano in media tre cose: la prima è la tragedia della morte; la seconda è il dramma della distruzione; la terza è la memoria nei sopravvissuti. Col passare del tempo poi si cercherà di tenere viva la memoria e quindi si arriverà alla creazione di una storia. In quanti modi si può raccontare una storia? Ce ne sono tantissimi, e tutti validi, ma oggi voglio parlarvi di un modo in particolare: il fumetto.
La Guerra “Tradizionale” e “Reale”
Parlare di guerra è sempre molto complesso, però come tendenza generale possiamo dire che si parla di più delle guerre vinte rispetto a quelle perse, i motivi mi sembrano ovvi. I fumetti non fanno eccezione e non parlo di Capitan America, ma di fumetti come Collana Eroica, Super Eroica, Guerra d’Eroi e Croce di Guerra. Rispetto al loro corrispettivo supereroistico i cattivi erano un po’ meno stereotipati, un po’ più forti e sicuramente non indossavano ridicole tutine colorate. La virilità ed il maschilismo di questi fumetti anni “60 è palpabile, ma queste storie che provenivano dal Regno Unito, su cui spesso lavoravano mostri sacri del fumetto italiano come Hugo Pratt, mostravano una guerra “plastica”. I lettori erano messi davanti atti d’eroismo e sacrificio in virtù del bene superiore, il conflitto veniva romanzato e spesso usato come sfondo per mostrare i valori e la mentalità del vero uomo. Tuttavia in questi fumetti si parlava di battaglie e guerre tra eserciti, e per molti non si può parlare di guerra se non quando si scontrano dei soldati addestrati. La realtà però è un’altra, i gruppi paramilitari sono sempre esistiti e continuano ad esistere tutt’ora, il loro intervento nei teatri di guerra è innegabile e parlarne mette in mostra tutte le contraddizioni delle guerra. Lo sa bene Vittorio Giardino con il suo “No pasaran”, una serie di graphic novel ambientate durante la guerra civile spagnola, in cui non si risparmiano tutti i chiaroscuri e le brutalità della guerra reale.
Genocidio e Tragedia
Quando si parla di guerra reale poi non si può fare a meno di citare i genocidi e le tragedie che si consumano durante i conflitti. Tra i più famosi c’è sicuramente lo sterminio sistematico degli Ebrei, operato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. A questa triste pagina di storia sono state dedicate un numero infinito di opere, e non ho alcuna intenzione di mettermi ad elencarle tutte. Tuttavia ci terrei a soffermarmi su due fumetti in particolare : Magneto. Testamento edito da Marvel e Maus di Art Spiegelman.. Questi due fumetti rappresentano in modo emblematico il modo in cui viene affrontato il dramma dell’ Olocausto; da un lato abbiamo la Marvel che realizza un “prodotto” dalla storia molto didascalica, pulita ed in cui è semplice capire chi sono i buoni e chi i cattivi: dall’altro abbiamo Spiegelman con la sua storia o meglio con il racconto del suo rapporto con il padre, sopravvissuto ai campi di sterminio. Vorrei far notare come nonostante Maus sia un cult del fumetto risulta quasi dimenticato, Testamento invece viene usato nelle scuole americane per insegnare agli studenti cosa sia l’Olocausto. Forse perché Maus per quanto bello risulta essere una storia troppo intimista, oppure la Marvel sa vendere meglio un prodotto rispetto ad un fumettista indipendente. Da appassionato di storia però noto che uno dei problemi derivati dalla narrazione della Shoah è che questa abbia coperto e, in alcuni casi, fatto dimenticare genocidi e tragedie altrettanto importanti. Se si parla di tragedie dimenticate non si può non citare la guerra più dimenticata di sempre ed il suo evento più drammatico, sto parlando naturalmente del conflitto in Jugoslavia e dell’assedio di Sarajevo. Una vera e propria tragedia che si è consumata a pochi passi da casa nostra e di cui ancora oggi la capitale bosniaca porta i segni. Nel fumetto Fax da Sarajevo, Joe Kubert ha deciso di raccontare l’esperienza del suo amico Ervin Rustemagic che, consapevole del conflitto in corso, decise di tornare nella sua patria. Il racconto, agghiacciante e terribile, ci mostra come i cittadini bosniaci impararono a convivere con la brutalità della guerra, il resto purtroppo è storia.
Il Terrorismo e la Guerra Santa
Avvicinandoci sempre di più ai giorni nostri bisogna trattare il tema della guerra al terrorismo, una “crociata” che vede il suo inizio a seguito dell’attentato alle Torri Gemelle. Per parlare di questo argomento però c’è bisogno di una piccola digressione sulla fantomatica guerra santa o guerra di religione. Mi spiace deludervi, ma per quanto l’immaginario collettivo non faccia altro che riferirsi alle crociate e al Jihad, papi ed imam si sono sempre guardati ben dall’utilizzare il termine guerra santa come lo utilizziamo noi oggi. Infatti il nostro modo di intendere questa guerra è molto più simile a quello di altri due popoli dell’antichità; il primo è il popolo degli Aztechi con le loro guerre dei fiori, il cui scopo era quello di procurarsi prigionieri da sacrificare agli dei; il secondo è il popolo greco che, guidato dalla sua xenofobia, riteneva sacrosanto combattere e difendere la propria terra da tutti i non greci. I trecento spartani vennero addirittura divinizzati per il loro sacrificio, e se si parla degli spartani è normale pensare a 300 di Frank Miller dove, in modo molto fantasioso, viene raccontata la strenua resistenza greca contro l’esercito persiano alle Termopoli. Torniamo però alla Guerra al Terrorismo, appurato il fatto che la religione c’entri ben poco, l’attentato alle Torri Gemelle colpì gli States con uno schiaffo inaspettato. La tragedia e lo scandalo dell’accaduto venne riscattato con tutta una serie di interventi militari in Medio Oriente, più o meno inutili, ma nel frattempo la macchina della propaganda doveva curare la ferita “mediatica”. Ed ecco che la Marvel si mise subito in prima fila con il suo Uomo Ragno: 11 settembre 2001. La casa delle idee usò il suo personaggio di punta per mostrare in poche pagine come gli USA, grazie ai suoi veri eroi, potevano rimettersi in piedi e tornare più forti di prima. Tolto il ringraziamento ai pompieri, medici, poliziotti ed infermieri che hanno dato la vita per salvare più persone durante l’attentato, il fumetto è una becera opera di propaganda. Gli eroi dello scomparso Stan Lee sfilano sulle pagine in modo indegno. Se la cosa si fermasse qui andrebbe anche bene, ma poi si aggiungono anche i cattivi, che quel giorno decidono di dare una mano… per poi ritornare ad ordire piani per distruggere gli Stati Uniti nelle rispettive serie.
La Guerra Moderna e il conflitto sociale
Oggi sentiamo parlare di guerra e dei suoi surrogati ovunque: la guerra al narcotraffico, la lotta alla corruzione, le guerre dei dazzi, la lotta alle fake news ecc ecc. C’è una guerra per tutto, il dibattito pubblico è incapace di affrontare qualsiasi argomento senza mettere in mezzo la guerra. In un contesto del genere non si può fare a meno di notare come le disparità sociali e l’avanzare tecnologico stanno facendo sviluppare sempre più conflitti, più o meno violenti, all’interno della nostra società. Forse in futuro ci troveremo in uno stato di guerra urbana in cui ci sarà bisogno di un nuovo corpo di polizia come in Judge Dredd. Nel fumetto distopico della 2000AD , gli stessi fumetti insieme ad altre libertà sono illegali, e la legge viene fatta rispettare da particolari forze dell’ordine che sono giudice, giuria e boia. Per quanto assurdo e parodistico, il mondo di Dredd rappresenta la risposta dello stato ai conflitti sociali molto più realistica di quello che pensiamo. Questo discorso viene poi portato agli estremi nella serie a fumetti di Marshal Law in cui un ex supersoldato veste i panni del cacciatore di eroi, oramai ridotti a veterani impazziti incapaci di controllare i loro superpoteri.
Cosa si può aggiungere a tutto questo? Veramente poco in realtà, in un’epoca come la nostra dove bisogna ridurre tutto ad una guerra vorrei concludere questo articolo con una citazione di John Milton: la pace ha le sue vittorie, non meno celebri di quelle della guerra.
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