Vincenzo Trama – L’arte di Leonard Cohen, tra storia musica ed ebraismo – di Rocco Rosignoli
Rocco Rosignoli
L’arte di Leonard Cohen, tra storia musica ed ebraismo
Mimesis, 150 pagine, Euro 14, 00
Oh, se avete tra le mani questa rivistuola vuol dire che una realtà come quella di Mimesis un minimo la conoscete: libri anti commerciali a paletta e scelte a uso e consumo del punk anarchico che un tempo eravate. Avete in mente una collana che potrebbe interessare solo voi e il vostro vicino di casa appassionato di registi polacchi con avi appalachiani? Mimesis ce l’ha. Provare a spulciare nel catalogo per credere. Inoltre l’open access che mettono a disposizione è una risorsa fuori dal comune, con cui contribuiscono a una diffusione della cultura che spiegalo ad altri editori, blasonati e non.
Di questa bella scuderia di sognatori coi piedi ben piantati a terra è entrato a far parte Rocco Rosignoli, già autore per il Foglio Letterario e cantautore di indubbio talento. L’arte di Leonard Cohen è un bell’omaggio all’artista di origini canadesi che indaga più che altro nei suoi trascorsi religiosi, offrendoci una serie di spunti per comprendere al meglio la spiritualità che ha condotto Cohen alla sua densa produzione, che spazia dalla musica alla prosa, ovviamente passando per la poesia. Uno spirito tormentato, che già agli esordi del suo percorso musicale ha a che fare con certe ferite, certe cicatrici che segnano la sua esistenza, prima ancora che della sua ricerca artistica: la tragica fine del suo primissimo docente di chitarra ritorna negli arpeggi terzinati di alcune delle sue produzioni più importanti, evidenziando una sensibilità fuori dal comune. Nella fede e nella cultura ebraica, che Cohen abbraccia come deposito famigliare, cerca un riparo che lo conserverà sempre e solo in modo parziale, alimentando una fiamma esistenziale e creativa che si estinguerà soltanto alla sua morte. Di questa sua rincorsa Rosignoli si fa tedoforo, illuminando la tortuosa e non semplice strada che il lettore decide di intraprendere fianco a fianco con Cohen, senza avere mai la certezza di raggiungere – o presumere di farlo – una salvezza che appare sempre più un’icona sbiadita, scontornata. Il grande merito dell’autore è proprio quello di fare chiarezza con temi e concetti non proprio noti, cercando di illustrare i principali aspetti della cultura e della fede ebraica con semplicità, senza mai risultare superficiale o ampolloso. Aldilà delle rivendicazioni sociali o politiche che si possono fare attorno alla figura di Cohen – e come al solito a posteriori ne escono fuori peggio dei funghi – quello che si evince dal coraggioso saggio di Rosignoli è la profondità senza tempo e senza luogo di un uomo, prima di tutto, che cerca una verità che ispira la sua ars poetica a tutto tondo, regalando ai posteri una ricchezza che siamo ancora ben lontani dall’interpretare del tutto.
Correda il bel testo di Rosignoli un’intervista al Maestro Zen Tetsugen Serra, dato che nell’ultima parte della sua vita Cohen ha abbracciato il buddhismo di scuola Rinzai, ritirandosi in monastero per circa dieci anni. A riprova di una ricerca costante che ha animato l’uomo prima ancora che l’artista e che è innegabile abbia intessuto tutta la sua esistenza, in uno sgomitare d’anima riassumibile nell’aneddoto che lo stesso Rosignoli riporta ad inizio del libro. Si dice che durante un incontro tra Bob Dylan e Leonard Cohen i due a un certo punto si siano confrontati su due dei loro pezzi simbolo, cioè I and I e Halleluja: mentre Dylan affermò di averci messo quindici secondi a scrivere il pezzo, Cohen confessò di averne impiegato due, ma di anni.
Il dilatato, sofferto mondo di Cohen è forse comprensibile alla luce di questo racconto, ma è ovviamente molto, molto di più; a Rosignoli va il merito di averlo fatto con puntiglio, senza sbrodolare accademia, rivelando in questo libro la delicatezza dell’artista alla costante e impegnativa ricerca di sé.
Vincenzo Trama
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