Vincenzo Trama – Le storie di Alioscia K. – di Raffaele Gianluca Zagaria
Raffaele Gianluca Zagaria
Le storie di Alioscia K.
Autopubblicazione – 110 pagine – prezzo variabile (online qualcosa si trova)
Il mercato dei remainders e dell’usato in generale mi ha sempre reso euforico come un bimbetto la mattina di Natale; non è tanto il regalo in sé, ma rigirarsi il pacchetto tra le mani, saggiando consistenze e intuendo forme, che entusiasma e rende unico il dono sotto l’albero. Allo stesso modo l’andare in Piazza Diaz a rovistare fra scatoloni indefiniti o sguazzare nei monti dei libri la domenica mattina sui Navigli mi ha mandato in estasi per anni, godendomi i minuti, a volte anche le ore, dello sfogliare compulsivo di pagine, ebbro come i miei coetanei con l’alcol solo qualche ora prima, condividendo gli stessi angoli ancora lordi di piscio e disseminati di cocci di vetro.
In una di queste mattine, in una delle mie ormai rade sortite a Milano, ho avuto modo di pescare nel mucchio questa bella raccolta di Raffaele Gianluca Zagaria, Le storie di Alioscia K. Libretto autopubblicato, che reca nell’intestazione in prima pagina la mail e il numero di telefono dell’autore, per quanto in retro di copertina si faccia presente che il testo è stato selezionato fra i trenta migliori del Premio Calvino 2010, uno dei due concorsi per scrittori esordienti che abbia una sua dimensione editoriale – leggasi serietà – e non la solita sfilata di vanagloriosi con targhetta da spargere come sale sulle penne ingenuotte che vi partecipano. Insomma, potevo lasciarmi sfuggire la ghiotta occasione di leggere una simile primizia, a un costo blandissimo, tra l’altro?
Le storie di Alioscia K. sono piccole narrazioni di tre, quattro pagine in prima persona che trattano episodi marginali, come quelle che accadono anche a noi quotidianamente, nelle strade che percorriamo a volte come automi, senza nemmeno renderci conto dei piccoli dettagli che ci mutano sotto il naso: a volte una foglia più gialla, o una serranda chiusa che non apre più, o magari quella ragazza nel bar che ci guarda sempre, senza che noi ce ne accorgiamo mai, presi come siamo da tutto il resto. Quello che fa Zagaria è appunto entrare nel dettaglio, farci vedere da dentro le sue storie, che se non sono le nostre è solo per distrazione o per pigrizia – pigritudine – come direbbe lui. Incontri sporadici alla Feltrinelli, riflessioni ardite su Augias, digressioni social/filosofiche e un sacco di Milano sullo sfondo; leggo questo libro e me la ritrovo ancora dentro, con tutti i suoi difetti, i suoi miasmi e la sua faccia un po’ puttana: amabile, come sempre.
Il bello di questo libretto sta proprio nella schiettezza della sua prosa, come una passeggiata che da Ticinese ti porta in Duomo: è bella da sé, basta seguirla senza farsi troppe menate per le scritte sui muri. Zagaria non ha filtri e lascia che le sue riflessioni episodiche scivolino sulle pagine come una nuova tag vicino a Vetra, dietro alla basilica di Sant’Eustorgio; lo so che ve la sto menando con Milano, ma è solo perché questo libro ne trasuda in ogni rigo e il suo Alioscia ne beve a piene mani.
Questo è un libro profondamente milanese, di quella Milano pre Expo che tutti quanti un po’ bollavano come città relitto, buona sola per lavorarci e il resto da buttare. Forse vero, ma quanta poesia nel suo essere immota, fiera e anche snob, che tanto campa uguale. Ecco, Le storie di Alioscia K. sono proprio così: un inno d’autosufficienza coraggiosa e magari un po’ bislacca, ma consapevole e perciò felice.
Un’ultima chicca di questo mio libro è la dedica che si trova in prima pagina, dove l’autore, firmandosi, lo dedica “a Karina, il mio amore”. Citata nel libro, presumo che questa love story non sia finita benissimo, ma nel caso attendo speranzoso smentite, magari proprio da Zagaria stesso – o Karina, perché no? –
Facendo poi una piccola ricerca sul web non ho trovato null’altro su Zagaria, a parte che è stato uno dei fondatori dei seminali Lacuna Coil. E hai detto poco.
Inoltre ho avuto modo di scoprire che questo libro è stato poi pubblicato da tale Perronelab – che ad oggi non esiste più, ma qualche copia è ancora disponibile – e che è stato presentato alle mitica Budineria della musica – anch’essa oggi defunta – .
Credo, ma non sono sicuro, che in giro qualche copia la troviate ancora nel circuito dell’usato: prendetevela e fate un salto nel tempo, se vi va. Già che ci siete farete un bel salto anche nel campo della pura narrativa italiana, il che, di questi tempi grigi, non guasta mai.
Vincenzo Trama
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