Vincenzo Trama legge “Fenomenologia della fine” di Franco “Bifo” Berardi
Franco “Bifo” Berardi
Fenomenologia della fine
Nero Editions, collana Neo – pagine 248 – Euro 15,00
Franco “Bifo” Berardi è una delle menti controculturali più importanti nel nostro povero contesto italiano contemporaneo. Autore di saggi di filosofia, di antropologia, di critica sociale si è distinto negli anni dando alla luce opere che hanno ispirato movimenti antagonisti, dall’estrema sinistra all’anarchismo.
Ho trovato il suo Fenomenologia della fine in uno scatolone di libri usati, malconcio e spiegazzato. Eppure era settembre e la prima edizione è datata solo giugno 2020: che sia finito per sbaglio tra le mani di un suscettibile negazionista dell’ultima ora? Buon per me, che ho potuto accaparrarmi una copia per poco più di due euro a fronte dei quindici del prezzo di copertina. Male, malissimo, per chi ha cestinato un libro così ispirato e illuminante.
Fenomenologia della fine è un potente memorandum che dal febbraio al maggio 2020 raccoglie le riflessioni di Bifo alla luce della crisi mondiale germinata in seno all’esplosione del Covid. Non quindi cronaca spiccia, ma un’analisi lucida, tanto più se pesata e scritta “in presa diretta”, con l’ansia che per ognuno di noi spaccava il vivere quotidiano.
Ho divorato questo libro di nemmeno 300 pagine con una fame che credevo d’aver smarrito. A rintuzzarla ci ha pensato Bifo, che scrive di estinzione come conseguenza (in)naturale di un sistema capitalistico che ha portato alle estreme conseguenze un mondo esausto, marcio, spolpato fino al midollo dalla ricerca del profitto a tutti i costi. A bilanciare la fine certa di questa modello c’è la possibilità di comprendere come tutto debba ripartire da un’altra concezione, quella legata ad un’economia dell’utile, evocata senza giri di parole nel modello comunista: ripartizione equa ed equilibrata di risorse, pena la fine dell’umanità.
Bifo spinge il lettore ad osservare come lo sfacelo sia già presente nell’emblema di questo sistema, ossia negli USA. Le isteriche recriminazioni di Trump sulla presunta libertà di dover rimettere in moto la macchina produttiva hanno generato tumulti e scontri di piazza, in uno scenario da guerra civile che forse solo le ultime elezioni hanno scongiurato. Intanto però i ristori rilasciati con l’ultimo DPCM non tengono conto del fatto che non potrà essere una questione economica e basta. Il denaro, sottolinea Bifo, oggi come oggi ha meno valore di zero perché in ballo c’è molto di più. Ci si gioca il futuro dell’umanità intera. Come giustamente evidenziato nel libro se c’è qualcosa che si è potuto comprendere da quest’emergenza è che quaranta anni e passa di disinteresse della Cosa Pubblica hanno rivelato tutte le incurie di un mondo politico corrotto ed arrivista. La malgestione di sanità, ricerca, istruzione, trasporti non è che la punta di un iceberg. Ora che ci sbattiamo con violenza addosso recriminiamo indignati, ma la verità è che siamo stati conniventi con una gestione sempre più personale del potere politico, perdendo di vista il valore identitario e collettivo di Stato.
Senza dilungarmi oltre e consigliandovi quindi questo libro della Nero Edizioni – che colpevolmente non conoscevo – voglio solo che riflettiate su un aspetto verso il quale Bifo pone particolare attenzione alla fine del libro: i giovani. Quei ragazzi che hanno accettato la reclusione sanitaria senza batter ciglio. Negandosi gli abbracci, i baci, le esperienze sessuali che tutti noi abbiamo vissuto, o non vissuto, lacerandoci però all’interno di un mondo che non ci era negato di abitare. A tutti questi giovani noi abbiamo regalato un mondo sempre più a portata di click, impoverendo le loro relazioni come mai prima è stato fatto; tutto è spendibile in un social, senza che questo abbia a che vedere con la socialità. Hanno accettato questa detenzione consapevoli di preservare la salute dei più anziani, nonni e nonne che hanno contribuito a dilapidare prospettive di vita future con scelte egoistiche e scellerate. A tutti costoro Bifo dice grazie, ma sottolinea come lui e la generazione degli anni ’60- ’70 non avrebbero lasciato al mondo le briciole della loro giovinezza. Avrebbero sì garantito la salute degli anziani, ma lasciando le case, occupando le scuole, le fabbriche, mescolandosi in forme di socialità alternativa.
Che ragazzi sono invece questi, che non hanno avuto lo slancio necessario per rovesciare il mondo nemmeno stavolta? A cosa li abbiamo preparati? Dove li stiamo portando? A consumarsi in stupidi balletti su Tik Tok, dettando loro modelli di idiozia vincente per il padrone, mentre si consuma la loro età lasciando il passo agli adulti di domani, anonimi leoni da tastiera incapaci di giudizio critico.
Ecco, in Fenomenologia della fine non si cede il passo al motto dell’Andrà tutto bene. Andrà tutto male, invece, e questa consapevolezza deve portarci alla domanda successiva: quindi NOI, ora, che faremo?
Vincenzo Trama
Commenti recenti