Vincenzo Trama – “Non pensarci due volte” di Arjuna Cecchetti
Arjuna Cecchetti
Non pensarci due volte
Dalia Edizioni – 248 pagine – Euro 15,00 (e-book a 5,99)
Quando leggete le prime pagine di Non pensarci due volte vi sfido a non pensare subito a Niccolò Ammaniti, quello di Io non ho paura e di Anna. Dei malviventi che hanno rapito due ragazzine, l’adolescente intrepida che imbraccia una carabina per salvarle, il mondo degli adulti ridotto a fessi o a gente da night club.
Però poi andate avanti e vi accorgete che non è assolutamente così, anzi. La storia che eravate certi di trovare si scansa di lato, lasciandovi da soli con Sara, il nome della tredicenne protagonista del romanzo, e la sua rocambolesca fuga verso la casa della nonna, in Bosnia. Non c’è quindi un plot narrativo in cui è studiato il perfetto colpo di scena finale, o il riflesso del crudele rapitore che si specchia negli occhi della vittima. In Non pensarci due volte c’è Sara e la sua voglia di fuga, lontano da tutti. L’omicidio – ma sono poi davvero morti? – dei due fessi non è altro che un pretesto per scappare, svalicando e attraversando l’Appennino non in cerca di se stessi, ma al riparo da se stessi. Sara non sa cosa vuole essere da grande, ma di certo sa cosa NON vuole essere. E per quanto si sforzi di essere forte e coraggiosa il pensiero costante al padre e alla madre, alla loro presenza nonostante la loro assenza (e non vi dico in che senso altrimenti qui è tutto uno spoiler), ritornano come certi fantasmi della notte che ossessionano i suoi sonni all’addiaccio. Sara affronta chilometri di vegetazione sempre più fitta e selvaggia, dimostrando una tempra e una capacità di adattamento che la rendono un’eroina moderna. Il suo però è un epos all’incontrario, un ritorno a una Ilio che forse non esiste più, privando la sua impresa della componente avventurosa del viaggio in sè e segnandola di un’incertezza che si fa sempre più marcata, mano a mano che il tempo, il sole e la natura le scavano nella pelle, restituendocela donna sul finire del libro.
Gli altri personaggi rimangono sullo sfondo, vanno e vengono nella storia come i pensieri di Sara, fugaci come il vento che le soffia in faccia durante le sue costanti e continue corse per evitare il peggio, sia l’incontro con i lupi che con l’uomo, specie quello in divisa, perché in fondo è sempre vero che homo homini lupus.
Arjuna Cecchetti è una penna che scrive ciò che sicuramente ha in qualche modo vissuto; la tensione anarchica di Sara nel fuggire dalla modernità – o presunta tale – sembra essere più un grido dell’autore che un’esigenza narrativa (mi smentirà o confermerà lui, spero!). Di certo Cecchetti padroneggia al meglio i borborigmi della natura che descrive, arricchendo il libro di dettagli e di particolari così precisi che ci sentiamo davvero fianco a fianco con la protagonista nei momenti in cui osserva il volo delle quaglie, o lo sguardo di un cerbiatto sulla madre morente, o lo sventramento di un pollo per cibarsene. Il rapporto di profonda empatia che si stabilisce fra il lettore, Sara e la natura è il vero protagonista di questo romanzo, strutturato in modo tale da far cadere chiunque in una trance appiccicosa e sudaticcia che mi ha rimandato spesso al Flaiano di Tempo di uccidere (e anche in questo caso lieto di essere smentito dall’autore).
Dalia inanella un altro romanzo proveniente dal celebre premio Italo Calvino, riservato alle opere prime. Dopo Nicola Nucci (con cui abbiamo parlato QUI) e Stefano Etzi (di cui abbiamo recensito il libro QUI), ecco un nuovo e coraggioso esordio portato all’attenzione dei lettori più curiosi e attenti. Perché il mercato è infimo e le sue leggi fuggono volentieri dalla ricerca della qualità, cui la casa editrice umbra si sta sempre più dimostrando capace. Sta a noi ribaltare certe consuetudini, dando spazio e reclamandolo per chi è in grado di occuparsi di editoria facendolo in funzione del suo aspetto culturale, un po’ come Sara, che si lascia tutto alle spalle alla ricerca di un’idea di verità e di serenità: lontana, difficile, a tratti impossibile. Ma si può. Si può?
Vincenzo Trama
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