Vincenzo Trama – Sacro niente – di Giovanni Bitetto
Giovanni Bitetto
Sacro niente
Voland – 256 pagine – Euro 18
Chissà com’è ritrovarsi Santo in una villa, farsi carico del peso delle angosce di chi rimane sulla Terra, mentre i propri cari – o forse no – giacciono nella camera ardente poco distante. Vero è che prima eri solo montagna, poi, cava. Diventare pio, anzi Pio, non era proprio nei tuoi piani, ma questo non significa che tu debba per forza indossare i panni che qualcuno ha deciso di cucire per te, stringendo e abbozzando a seconda del caso.
Quanto sa essere ipocrita l’uomo! Nel silenzio della confessione osa emozioni che in vita ingoia fino a morirne. Le storie che senti sono lame che tagliano nella carne ma non nel marmo; assisti inerme, quasi come in un ultimo lascito, le parole di chi è rimasto nonostante tutto, traghettandoli non già verso l’assoluzione ma, al contrario, ad una condanna eterna: non c’è consolazione nella tua pietra, non c’è redenzione o pietà.
L’ascolto è semplice riflesso, uno specchio di rivendicazioni in cui ognuno cerca di apparirti meglio di quello che è: sia esso un padre che ha disconosciuto il figlio, o un’amante pronta a scontrarsi con la propria rivale. Tutte le disperazioni umane che ti vomitano addosso, Santo, sono figlie di relazione perse, di legami sciolti come nodi di neve; davanti a te c’è l’urgenza nascosta di chi non riesce a trovare un perché, neanche nello sconforto della morte.
Solo un ragazzo, che appena sperimenta la vita, ti mette in dubbio mettendosi in gioco: e alle sue domande non rispondi che con altre domande perché in fondo altro non sei che frutto della sua fantasia.
Giovanni Bitetto, classe 1992, già vincitore del premio POP con Scavare per Italo Svevo, continua a farlo con questo libro andando alla ricerca di uno spiraglio in cui far passare un po’ di luce, quella fede su cui si basa la narrazione di Sacro Niente e che però sembra essere così distante, distaccata, mai veramente percepita. La bellezza di questa narrazione sta proprio in questa Spoon River all’incontrario, dove sono i vivi a parlare dei morti, in una serie di capitoli che vengono titolati dagli stati d’animo che emergeranno all’interno dei racconti: negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Una sorta di girone dantesco in cui emergiamo soltanto per prendere fiato con le storie parallele di Antonio, che si prende cura della statua del Santo; del ragazzo, figlio del proprietario della villa in cui si celebrano i riti funebri; della statua stessa, che racconta come ha avuto vita, pur rimanendo materia morta, inanimata, a cui tutti però si rivolgono con una devozione e una sincerità mai mostrata ad altri in vita.
Sacro Niente è un libro morbosamente affascinante, scritto con una prosa precisa, levigata come il marmo della statua protagonista. Le storie dei vinti qui narrate, che ricordano alla lontana quelle di un Verga in questi tempi quanto mai vituperato, hanno il sapore amaro dell’eterna sconfitta in quanto accomunate dalla disgregazione familiare, che proprio al sud non è solo un’istituzione, come una statua di Padre Pio non sarà mai solo un ammasso di roccia.
La bravura di Bitetto sta nello scolpire un romanzo corale di ampio respiro, che parla di un Italia contemporanea, becera, corrotta, dispotica; non c’è salvezza nella sua narrazione, né indulgenza. Nella crudezza del finale apocalittico, inteso in senso di rivelazione, c’è il biasimo di chi comunque crede ancora nelle possibilità, e, soprattutto, nel vero. Magari sarà anche poco, ma sempre meglio di niente, specie se sacro, oltretutto in Italia.
Una lettura certamente non da ombrellone, ma che potrete gustarvi lo stesso con sprezzo dei vostri vicini d’aperitivo quando, guardando la copertina, vi chiederanno: «Bello, anche tu sei un devoto?».
«Certo» risponderete, prima di leggergli in faccia la pagina 246 del libro.
Buona reazione a tutti.
Vincenzo Trama
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